«Si corre il rischio di scenari coreani La Cina non lavorerà per un negoziato»

Il filosofo americano Walzer

 

Giuseppe Sarcina

 

 

WASHINGTON La Cina «non aiuterà Putin, ma probabilmente non si impegnerà neanche in un negoziato». In questo momento «l’obiettivo numero uno dovrebbe essere arrivare a un cessate il fuoco. In Ucraina potremmo vedere uno scenario coreano». Il filosofo e politologo Michael Walzer, 87 anni, docente emerito a Princeton (New Jersey) ha scritto e riflettuto a lungo sul concetto di «guerra giusta», con un punto di vista «liberal». Confessa di «non avere certezze, perché siamo davanti a uno scenario completamente nuovo».

Oggi Biden riprenderà i contatti con Xi Jinping. Pensa che il presidente cinese fornirà armi a Putin?

«Finora non lo ha fatto. E credo non lo farà in futuro. Aggiungo che ho l’impressione che la Cina non farà neanche da sponda alla Russia per aggirare le sanzioni imposte dall’Occidente. È vero: si fa un gran parlare dell’alleanza, di un nuovo asse tra Mosca e Pechino. Ma alla fine i cinesi non si intrometteranno».

Quindi il famoso asse tra Mosca e Pechino non supererebbe il primo vero test?

«È chiaro che alla Cina piacerebbe molto un’alleanza con una Russia in posizione subordinata. Pechino guarda con interesse all’intensificazione dei rapporti con Mosca, ma non penso abbia mai progettato un’alleanza in funzione anti-occidentale. Ora il problema è che l’atteggiamento fuori controllo di Putin preoccupa i cinesi. A loro interessa, innanzitutto, mantenere la stabilità negli equilibri internazionali. Ma in questa fase Putin è un fattore, anzi il principale fattore di destabilizzazione non solo del quadro mondiale, ma anche all’interno della stessa Russia».

Xi Jinping accetterà di mediare tra Russia e Ucraina?

«Vorrei essere ottimista. Ma non so se lo farà. Proprio per il motivo che dicevo poco fa: perché Xi Jinping dovrebbe avventurarsi in un negoziato con il leader russo che sta dimostrando di essere totalmente inaffidabile? Comunque la cosa più importante è che Pechino non fornisca aiuti militari. È su questo punto che dovrebbero concentrarsi gli sforzi della diplomazia americana ed europea».

Putin è in difficoltà?

«Beh, ha iniziato questa guerra con l’obiettivo di istituire un governo satellite a Kiev. Il suo è un attacco alla democrazia ucraina che stava diventando un modello cui guardava una parte della società russa. E in generale la sua strategia è cercare di estendere l’egemonia russa nell’Est Europa nel modo più ampio possibile. Non credo che la sua azione sia stata frenata dalla paura di essere attaccato dall’Alleanza atlantica. Non pensava neanche di incontrare una forte resistenza ucraina. Le cose, quindi, non stanno andando come aveva previsto…».

Le richieste agli Usa

La «no-fly zone» chiesta da Zelensky? Gli Usa diano i jet, è la stessa cosa che fornire un’altra arma

Come si sta muovendo Biden, invece?

«Sta facendo il meglio possibile in questa situazione. Ha tenuto insieme l’Occidente e messo in campo sanzioni pesanti. Ma soprattutto sta fornendo armi tecnologicamente molto avanzate all’Ucraina. È la cosa giusta da fare».

Zelensky insiste sulla «no fly zone». E molti parlamentari americani, democratici e repubblicani, chiedono al presidente di «fare di più».

«Direi che siamo tutti un po’ confusi, perché abbiamo a che fare con una potenza nucleare impegnata in una guerra convenzionale. È la prima volta che accade. Capisco i timori sulla “no-fly zone”, il pericolo di un’escalation, eccetera. Però non vedo per quale motivo gli Usa non debbano inviare gli aerei chiesti da Zelensky. Che differenza c’è tra il consegnare armi-anti tank o i jet? Secondo me nessuna».

Putin ha minacciato l’uso delle armi nucleari. È un bluff?

«Non lo sappiamo. Nessuno sa quanto sia diventato cinico o quanto si senta con le spalle al muro. Però continuo a credere che nell’apparato militare russo ci sia qualcuno che gli impedirebbe di schiacciare il bottone nucleare».

Quale può essere lo sbocco della guerra?

«Al momento non vedo le condizioni per concludere un vero accordo. Sarebbe già un grande risultato per l’umanità se si arrivasse a un cessate il fuoco. Ai russi resterebbe il controllo di alcune porzioni del territorio ucraino. Il Paese potrebbe restare diviso per molti anni, come è successo in Corea».

 

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