SBARCHI BLOCCATI NON FERMANO L’ODIO XENOFOBO.

L’intervento
Caro Direttore, “fermare” gli sbarchi non ha fermato Traini. L’Italia, anche grazie all’efficienza dei suoi apparati di sicurezza, ha fino a oggi evitato attentati di cani sciolti jihadisti, ma ha registrato un primo atto terroristico xenofobo. pagina 11 Caro Direttore, “fermare” – si fa per dire- gli sbarchi non ha fermato Traini.
L’Italia, anche grazie all’efficienza dei suoi apparati di sicurezza, ha fino ad oggi evitato attentati di cani sciolti jihadisti, ma ha registrato un primo atto terroristico xenofobo che non ha prodotto una carneficina solo per errore di “mira” da parte dello sparatore. Il terrorista non è venuto fuori da un centro islamico, ma da una sezione di un partito rappresentato in Parlamento.
Io respingo l’idea che la xenofobia sia un prodotto dell’immigrazione. Continuare a perseverare in questo errore di analisi significa scivolare verso la giustificazione del pregiudizio.
“Ci sono troppi stranieri, la gente è stanca…”, afferma qualcuno. È come sostenere che l’antisemitismo sia un prodotto dell’ebraismo. Che la rabbia dei carnefici sia colpa delle vittime. È storicamente vero il contrario.
L’ebreo, come lo straniero, sono proiezioni di un odio che è culturale e ideologico, non meramente psicologico. La xenofobia è un prodotto del nazionalismo, non dell’immigrazione e offre dei capri espiatori alla rabbia popolare. L’etnonazionalismo di Salvini, antieuropeo e xenofobo, è una ideologia potente, non nuova nell’Europa di ieri e di oggi, che fomenta e cavalca l’inquietudine; non è un prodotto dell’inquietudine.
È empiricamente dimostrato. La xenofobia è più forte nelle aree del Paese in cui ci sono meno stranieri, non di più. Questo non vale solo in Italia. Pensiamo alla Germania nella quale Afd spopola nelle aree dell’Est, più povere ma anche culturalmente desertificate da decenni di dominazione sovietica, non a Berlino o nelle metropoli multietniche dell’ex Germania federale. Dove ci sono più stranieri c’è meno xenofobia! Vale per l’Italia, per tutti i Paesi europei, e pure per gli Stati Uniti.
Nella Parigi devastata dal terrorismo islamista e piena di stranieri da tutto il mondo, italiani compresi, Marine Le Pen ha raccolto le briciole e ha stravinto Emmanuel Macron.
Ancora, guardiamo a cosa sta avvenendo a Est, per esempio ai rigurgiti antisemiti oggi in Ungheria e Polonia, in quest’ultimo caso coincidenti anche con una vera e propria rimozione delle responsabilità polacche nella persecuzione degli ebrei. Da dove arriva questo antisemitismo? C’è un’invasione di ebrei a Varsavia o Cracovia? No, di tutta evidenza! La percezione dell’insicurezza dipende anche dal modo in cui le classi dirigenti trattano questa percezione, come la fronteggiano, come se ne fanno carico. Io vorrei che sull’immigrazione si facesse come sui vaccini. Quando la “percezione” dell’opinione pubblica è diventata irrazionale, la reazione è stata spiegare, in maniera martellante, gli errori che c’erano dietro a questa percezione. Se si lascia l’opinione pubblica in preda al delirio tutto viene travolto. Perché non si fa lo stesso sull’immigrazione? Nel 2016 in Italia c’è stato il massimo degli sbarchi e il minimo degli omicidi dal 1992, femminicidi compresi. Questo dovrebbe dire il Ministro dell’interno a Macerata a quanti legano sbarchi e sicurezza, in primo luogo. Questa verità.
Come il governo dice la verità sui vaccini e sostiene che quanti li accusavano di causare l’autismo sono degli impostori.
L’immigrazione ha una motivazione demografica e economica, non “politica”. Non esiste un Grande Vecchio che manovra per realizzare quello che gli xenofobi chiamano “sostituzione dei popoli”. Nel 1950 l’Africa aveva meno della metà degli abitanti dell’Europa. Nel 2050 ne avrà il triplo. Sappiamo perfettamente che la demografia europea è destinata a cambiare e che milioni di europei nei prossimi anni saranno di origine africana. Restituiamo al mittente la grottesca caricatura del “vogliono fare entrare tutti” e rispondiamo con progetti pragmatici che integrino in un’unica politica sicurezza, mobilità umana e integrazione. La scommessa è riuscire a assicurare la continuità del nostro modello civile, politico e economico: ma è una scommessa che, per quanto difficile, non si può vincere “contro” gli stranieri che abitano e abiteranno sul nostro territorio, ma solo “con” loro.
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