«Rifacciamo i vecchi invasi, ogni goccia d’acqua è oro».

La corsa dei viticoltori a ripristinare bacini artificiali e fossi.

Ormai l’eccezione è data dalla normalità: dalle annate in cui si vendemmia a metà settembre o più tardi. Anche se questa siccità è stata particolarmente prolungata e intensa, i viticoltori della Toscana già nel 2003, nel 2006 e nel 2011 hanno dovuto fare i conti con la carenza di piogge, e così, senza fare allarmismi, le aziende si stanno attrezzando. E tornano di attualità i piccoli invasi, la raccolta di acqua piovana, la cura di fossi e del territorio.

«Come agricoltori siamo abituati ad annate diverse tra di loro, abbiamo esperienza di vendemmie sia precoci che tardive. È vero che questo 2017 è per molti aspetti singolare, in Franciacorta dove abbiamo la tenuta Montenisa, si sono registrati ad esempio cali di produzione anche del 60% per via delle gelate intense di aprile unite al caldo di questi mesi, mentre in Toscana siamo mediamente a -30% di uva, ma è altrettanto vero che ormai da anni assistiamo ad eventi climatici estremi — spiega Albiera Antinori, presidente della Marchesi Antinori — Da un lato siccità, dall’altro piogge spesso forti e concentrate in poco tempo ed in aree ristrette, che erodono la terra e fanno sì che l’acqua venga dispersa con pochi o nessun beneficio. Gestire al meglio l’acqua, raccoglierne una quantità maggiore, è sempre più importante ed ormai strategico». Il gruppo Antinori ha tenute fuori dalla regione e in Toscana nel Chianti, a Bolgheri, in Maremma, ma si muove con una unica filosofia. «Stiamo investendo sul governo delle acque sia nel Chianti Classico, da sempre non ricco di acque, sia nelle altre zone a Sud della regione — aggiunge la marchesa e manager — Abbiamo ovunque degli invasi, farne di nuovi è molto oneroso, difficile, si deve passare attraverso pratiche complesse e molti permessi, e li stiamo tutti rimettendo a posto; ed in alcuni casi ripristinando quelli che non usavamo più. Come dicevo la gestione dell’acqua è importante, dalla manutenzione dei fossi ai drenaggi, dall’uso di nuove tubazioni alla raccolta in invasi, ed è strategica sia per noi produttori sia per il territorio, per tutti. La manutenzione del terreno, del reticolo di fossi, degli invasi è stata trascurata negli scorsi anni». I cambiamenti insomma sono ormai strutturali e non si possono ignorare, anche perché spesso le piogge sono violente — «speriamo non sia così per quelle previste nel fine settimana», sottolinea la marchesa — e rischiano di aggiungere danni invece di creare beneficio all’agricoltura ed al territorio. «Il clima è mutato, vigne non esposte a sud che prima avrebbero reso meno oggi possono diventare un valore in più, come quelle in collina o in posizioni più fresche, e saranno valorizzate le vigne più vecchie, quei cloni più resistenti agli eventi estremi — conclude Albiera Antinori — Intanto lavoriamo per garantire la qualità di ogni nostro vino, in ogni fascia di prezzo».

Anche a Greve, nel cuore del Chianti, ci si prepara per il futuro. «La vite è una pianta per certi versi straordinaria, sta soffrendo meno di querce ed olivi anche se è quattro mesi che non piove, ma lavoriamo per avere più acqua a disposizione — afferma Francesco Naldi, agronomo di Vignamaggio — Dal 2000 la svolta nel clima ormai è chiara, le annate regolari sono sempre meno e diventa importante anche la posizione dei vitigni. L’azienda sta investendo nella raccolta dell’acqua per l’irrigazione nei casi in cui ciò sia necessario. Abbiamo già realizzato un piccolo invaso per accumulare l’acqua piovana e abbiamo in programma di realizzarne altri tre in un prossimo futuro in vari punti della tenuta». «Facciamo sempre anche la manutenzione dei fossi, essenziale davanti alle “bombe di acqua” sempre più frequenti. Intanto un po’ di pioggia, prevista nel fine settimana, sarebbe un toccasana — aggiunge Naldi — Noi ci prepariamo alla vendemmia delle uve rosse, sangiovese, merlot e cabernet franc, a partire dal 6-7 settembre, un po’ in anticipo sul consueto — aggiunge Naldi — Mentre trebbiano e malvasia per il nostro vin santo sono state già vendemmiate».

 

  • Martedì 29 Agosto, 2017
  • CORRIERE FIORENTINO