Rezza “È rischioso riaprire alcune regioni prima di altre”

Intervista al componente del comitato tecnico-scientifico
individuare la soluzione migliore».
Perché si parla di riaperture scaglionate?
«Adesso abbiamo lo schermo protettivo del distanziamento sociale, ma se lo interrompiamo all’improvviso, e non gradualmente, aumenta la possibilità che il virus ritorni. Non dobbiamo tornare nella situazione attuale».
E se l’epidemia riparte?
«C’è il rischio di chiudere di nuovo tutto. Del resto il sistema dello “stop and go” è stato studiato.
Richiede chiusure almeno di due settimane e al massimo di due-tre mesi. Ma certe attività produttive non si possono bloccare all’infinito».
Le riaperture inizieranno proprio dalle attività industriali?
«Sì. Però bisogna anche tentare di promuovere il telelavoro in tutti quei settori nei quali è possibile.
Bisogna comunque far uscire meno gente possibile».
Ha senso riaprire prima in alcune zone del Paese?
«Guarderei alle chiusure. A parte che forse avrei fatto alcune zone rosse in più in Lombardia, quando sono stati presi i provvedimenti per tutta Italia di certo hanno frenato la corsa del virus al centro-sud. Invece nei pochi giorni che alcune regioni del nord sono state chiuse e le altre no abbiamo visto le fughe da quelle aree. Per questo forse riaprire in modo scaglionato può non essere efficace. E poi la maggior parte delle attività produttive stanno proprio al nord. Che facciamo, lo apriamo dopo perché ha avuto una maggiore diffusione del virus?».
E basarsi sull’età, lasciando a casa più a lungo gli anziani?
«E’ un modello nel quale credo poco. Ho visto che lo hanno proposto gli inglesi e i tedeschi. La nostra struttura sociale è diversa.
Qui mandi a lavorare i trenta-quarantenni e i figli li tengono i nonni. E poi gli anziani comunque non vanno a lavorare e quindi comunque restano a casa».
Prenderebbe misure per i mezzi di trasporto?
«Quando si riapre bisogna mantenere il distanziamento sociale. Quindi anche sui mezzi devono essere presi provvedimenti per ridurre la capienza. Dobbiamo responsabilizzare le persone, che in fondo in questo periodo si sono abituate a tenere le distanze. Il distanziamento deve essere mantenuto anche nei locali come bar e ristoranti e nei negozi».
Quanto durerà questo stato di cose?
«Il virus circolerà finché non si crea un’immunità di gregge, e si spera non avvenga in breve tempo perché significherebbe far morire tantissime persone e stressare in modo inaudito il sistema sanitario, oppure finché non si trova un vaccino. Rischiamo continue reintroduzioni perché persisterà nella popolazione e dobbiamo essere attenti a intercettare eventuali focolai. Forse d’estate si trasmetterà di meno ma ad autunno ci sarà il rischio che riparta. Ci vuole una strategia».
Lei consiglierebbe le mascherine chirurgiche per tutti?
«Come ormai noto le mascherine proteggono gli altri. Non ci sono dati definitivi sul loro utilizzo nell’intera la popolazione. Ora che tutti stanno a casa va bene il distanziamento sociale. Dopo, quando ci saranno le aperture, l’utilizzo diffuso andrà preso in considerazione».
— mi.bo
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