La mostra nella Fondazione di Lucca dedicata allo storico dell’arte con lettere, filmati, documenti e i dipinti firmati dallo scrittore
di Elisabetta Berti
La passione politica, l’amore per l’arte e per il cinema. Furono molti gli interessi condivisi che dettero corpo alla lunga amicizia tra Carlo Ludovico Ragghianti e Carlo Levi. Non solo la comune militanza politica negli anni dell’occupazione nazista a Firenze, ma anche le questioni teoriche sull’arte contemporanea e sulla gestione dei beni culturali li unirono portandoli a confrontarsi e a incontrarsi nell’arco di oltre trent’anni, così come racconta la mostra “Levi e Ragghianti. Un’amicizia fra pittura, politica e letteratura” in corso fino al 20 marzo alla Fondazione Ragghianti di Lucca. Nata dalla collaborazione tra le rispettive fondazioni e curata da Paolo Bolpagni, Daniela Fonti e Antonella Lavorgna, la mostra racconta l’amicizia tra lo storico dell’arte lucchese e lo scrittore e pittore autore di “Cristo si è fermato a Eboli”, romanzo a cui è dedicata una specifica sezione. Il loro rapporto, fondamentale per entrambi, viene ricostruito nell’esposizione e nel relativo catalogo, attraverso opere d’arte – un centinaio firmate da Levi – lettere che coprono un periodo dal 1943 al 1971, e poi documenti, fotografie e filmati che pezzo per pezzo ricompongono il quadro di un rapporto che ebbe per sfondo l’Italia della guerra e della ricostruzione. Fin dal 1936, quando Ragghianti inserì Levi nel suo articolo dedicato alla pittura italiana contemporanea, e il 1939, quando sulla rivista “La critica d’arte” ne recensì la mostra a New York. Salienti furono i giorni passati a Firenze durante la guerra, specialmente dopo che Levi, nel 1941, aveva trovato rifugio clandestino nella casa di Anna Maria Ichino in piazza Pitti, dove scrisse il suo romanzo più celebre. Di questo periodo la formazione del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale e la direzione del quotidiano “La Nazione del Popolo”. E poi, subito dopo la liberazione di Firenze, Levi divenne membro della commissione per la ricostruzione del centro storico della città: ed ecco che la mostra ricorda il loro intervento congiunto con Giovanni Michelucci, dopo che i nazisti avevano fatto saltare cinque ponti a Firenze. Negli anni successivi i due si incontrarono ogni volta che era possibile, a Firenze o a Roma, e Ragghianti non mancava di valorizzare la produzione artistica di Levi.
Anche il cinema li unì: Levi lavorò come sceneggiatore e scenografo, realizzò il manifesto di “Accattone” di Pier Paolo Pasolini e dagli anni Cinquanta in poi a Roma fu il ritrattista di molti personaggi del mondo del cinema, da Silvana Mangano ad Anna Magnani, da Franco Citti allo stesso Pasolini. Anche i loro ritratti sono presenti in mostra, insieme a quelli dello stesso Ragghianti e dei loro comuni amici, come Eugenio Montale e Carlo Emilio Gadda.