Question Mark di Martina Pennisi.

Oggi è il grande giorno. Mark Zuckerberg (nella foto Epa, ieri con la moglie Priscilla Chan all’uscita dall’ufficio della senatrice democratica della California Dianne Feinstein) comincia la due giorni di audizioni a Capitol Hill dopo l’esplosione dello scandalo Cambridge Analytica. Il fondatore e amministratore delegato del social network da più di due miliardi di utenti comparirà davanti alle commissioni in seduta congiunta di Giustizia, Commercio, Scienze e Trasporti del Senato oggi alle 20.15 italiane. Domani sarà ascoltato dalla commissione Energia e Commercio della Camera alle 16 locali. L’attenzione è altissima in tutto il mondo: si tratta della prima volta del papà del giocattolo 2.0 (esplosogli fra le mani) al Congresso Usa, che negli altri Paesi coinvolti dalla circolazione impropria dei dati degli utenti (87 milioni a livello globale, 214.134 in Italia) ha mandato alcuni dei suoi collaboratori (in Italia il 24 aprile verrà il global deputy chief privacy officer di Facebook Stephen Deadman). La commissione Energia e Commercio ha pubblicato ieri il testo della testimonianza: 7 pagine riassumibili, per ora, con le scuse e le ammissioni di responsabilità che sentiamo da settimane. Diverso, e più intenso, sarà ovviamente il faccia a faccia: gli appassionati dell’argomento ricorderanno l’epocale sudata di Zuckerberg del 2010, in un confronto alla Frost/Nixon con Walt Mossberg e Kara Swisher, all’epoca firme del Wall Street Journal, poi fondatori di Recode. Otto anni fa, Zuckerberg stava, con difficoltà, rispondendo alle critiche per l’introduzione di Instant personalization, uno dei tanti strumenti poi sviluppati negli anni per consentire a siti e applicazioni terze di pescare dati da Facebook. Oggi e domani l’argomento di partenza sarà lo stesso, solo che a fare domande non saranno due giornalisti ma i rappresentati politici degli Stati Uniti d’America. Come rivelato dal New York Times, si sta preparando da due settimane per apparire umile e collaborativo. Di sicuro c’è che abbandonerà la t-shirt grigia per giacca e cravatta. Adesso si fa sul serio.

 

Fonte: Corriere della Sera, www.corriere.it/