QUESTE CITTÀ COME SET? NON È TEMPO DI EUFORIE.

di Roberto Barzanti

 

Una città o un paesaggio possono entrare in un film o come scenografia aggiuntiva o come elemento sostanziale della vicenda narrata. Nel primo caso sarà inevitabile l’effetto cartolina o il risalto pubblicitario, nel secondo l’autore fornirà una sua interpretazione e arricchirà la percezione più diffusa e corrente. Inutile precisare che la linea di demarcazione é fluida. I criticoni che non sopportavano l’inserimento nella serie delle avventure di James Bond addirittura di un frenetico Palio furono costretti a ricredersi.

In Quantum of solace (2007) della tumultuosa corsa si restituì a sprazzi il ritmo ansioso e quella carriera, intravista in momenti chiave, è probabilmente la registrazione più tesa e immaginosa della gara vista sugli schermi. Ora si discute dei risultati di Six underground , che Michael Bay sta dirigendo a Firenze e per qualche giorno a Siena. Era giusto permettere questo uso di spazi così rigorosamente disegnati? Non ci sono corposi rischi di una triviale commercializzazione?

L’immaginario globale che Netflix e gli altri giganti della Rete contribuiscono a formare è inarrestabile. Occorre sorvegliare perché non si prendano licenze intollerabili, ma proibire che la nuova scrittura audiovisiva si tenga alla larga da ambienti tanto rinomati e illustri é avanzare pretese eccessive o esibire una durezza censoria. Non si dovrà trattare soltanto con l’occhio ai ricavi o alle cosiddette ricadute turistiche. Se si vuol davvero favorire la qualità e l’intelligenza dei modi di accostarsi ad una città densa di storiche eredità artistiche o ad un paesaggio consacrato da una faticosa modellazione sarà il caso di promuovere produzioni che diano garanzie di stile e non si limitino a rubare con disinvoltura dettagli e panorami da miscelare in un indistinto flusso di avventure più o meno sensazionali. Il film nei suoi vari formati incide in profondità nel sollecitare rapporti, nel far capire o meno l’essenza di ciò che guardiamo. Interpone filtri, sforna fiction grottesche, grado a grado insinua appropriazioni destinate a durare. Gli inseguimenti a perdifiato sui tetti di Siena non accrescono di certo conoscenza. Il bolide verdastro che sfocia nel Campo entrando dalla Costarella per sfuggire a inseguitori minacciosi ha la volatilità di un videogame ed assolve il compito di far inquadrare sullo sfondo l’altissima Torre. E gli spari per gli stretti vicoli o l’incidente programmato per piazza Provenzano?

Confesso un moto di nostalgia. Il cinema italiano fu anche, nel dopoguerra, un mezzo formidabile per raccontare il Bel Paese con le sue terribili ferite e le sue speranze. Non mancarono pellicole facilmente romanzesche. Quando Henry King girava nel 1948 Il Principe delle volpi sembrava di assistere ad un rito mirabolante. Attorno a Tyrone Power cortei di ragazze impazzite accompagnavano il divo appena uscito dal Palazzo Pubblico al ristorante dirimpetto. Poi i senesi ci rimasero male quando constatarono che la loro città era solo un pezzo di una fantasiosa Città del Monte. Con un gusto di fin troppo attenta sofisticatezza Renato Castellani compose per il suo Giulietta e Romeo (1954) una Verona la cui topografia accostava Siena e Venezia, Montagnana e Sommacampagna. Così il perseguitato amore dei due giovani si dipanava in una città ideale ricalcata su Carpaccio, il Beato Angelico e Paolo Uccello: un modello di città italiana pittorica e impeccabile. Altri tempi. In anni più recenti Siena non ha avuto fortuna. E non val la pena citare titolo dietro titolo. Ora è sbalzata, come Firenze, in una dimensione che abolisce i confini e non rispetta identità. Bisognerà non farsi prendere dall’euforia.

Anche le Film Commission devono accordare appoggi a progetti seri e credibili. Con sbrigativo cinismo i centri storici sono stati rubricati come mercati naturali. Le città non sono set naturali, pronti a ospitare chiunque le voglia citare tanto per stupire con effetti specialissimi. Sarebbe sbagliata un’arcigna salvaguardia con pretese filologiche. Ma neppure un’indifferenza che punti solo a ottenere qualche soldo in una fase grama dei bilanci è la via da seguire per esaltare tratti e caratteri che esigono letture autentiche e rispettosa partecipazione.

Venerdì 7 Settembre 2018-Corriere Fiorentino: https://corrierefiorentino.corriere.it/