Quello spontaneismo della rete che si fa Antistato

Le indagini intorno agli odiatori del web, che intendevano sfondare la “porta della realtà” e passare all’azione, stanno rivelando un mondo in cui cittadini fin qui tranquilli si preparano a trasformarsi in “guerrieri”. Un fenomeno da non sottovalutare

Il giorno dopo le perquisizioni, la trama del gruppo di odiatori che voleva assaltare i palazzi romani con spray al peperoncino, sfollagenti, katane e tirapugni, ricorda il copione di un film d’azione. Ma quello che va in scena è tutto vero. Nel gruppo degli otto indagati dalla procura di Milano c’è anche chi sognava di pilotare un drone armato di tritolo da lasciar esplodere sul tetto di una sede istituzionale della capitale, come in una pellicola di James Bond, o possedeva pistole con regolare porto d’armi. E ancora chi si proponeva di lanciare molotov e ordigni “fai da te” contro i furgoni delle televisioni e i giornalisti.

Ma sarebbe sbagliato sottovalutare quello che questa storia racconta. E cioè un tentativo, in embrione, di fondare un gruppo terroristico. È lo spontaneismo della rete che si fa Antistato. Siamo a un primo tentativo, neutralizzato in tempo, ma sarebbe sbagliato minimizzare. Le destre estreme e gli anarco-insurrezionalisti, che navigano nel mare dei “no vax” e “no pass”, sono balbettanti al confronto dei neofiti del terrorismo che cresce nella rete, che prova ad attraversare la “porta della realtà”, per dirla con un analista dell’antiterrorismo. Attenzione, siamo a questa fase: il tentativo è quello di passare dal mondo virtuale della rete alla realtà. È un’immagine ancora sfocata, al rallentatore, un salto nel vuoto dall’iperspazio al pianeta terra. Di questo si tratta.

Sta bruciando il magma incandescente del web. Per la prima volta – se è vero che il gruppo “non ha alcuna strutturazione ideologica”, per dirla con il capo della Digos milanese, e anche nessun precedente penale – utenti del web, uomini e donne di mezza età, dai trenta ai cinquant’anni, personalità anonime che non si sono mai incontrate se non sulla rete, vogliono materializzarsi nelle piazze, trasformandosi in “guerrieri molto determinati e arrabbiati”, “per mutare o condizionare la politica governativa e istituzionale in tema di campagna vaccinale”.

Il linguaggio degli odiatori del web è senza filtri, violento, ossessivo, brutale. I loro progetti sono deliranti. All’inizio, avrebbero voluto lanciare uova contro il ministro della Salute Roberto Speranza, durante una visita (poi annullata) a Padova. Ma dalle uova, in un crescendo di odio, volevano passare direttamente al tritolo.

Sono stati fermati in tempo. Ora sarà la procura di Milano a decidere il seguito della inchiesta, dopo i materiali sequestrati agli otto indagati. Avevano una platea di duecento utenti nel loro blog, che pensavano protetto dalla clandestinità di Telegram. Non cercavano proseliti nella rete, volevano contaminarsi nelle piazze, tra il popolo “no vax” e “no pass” e sognavano di avere cittadinanza a Roma, dove pure vivevano due degli otto indagati, ma come stranieri in patria. L’inchiesta è solo agli inizi. La Digos e la polizia postale hanno eseguito le perquisizioni anche per neutralizzare il disegno degli otto “guerrieri”, quello di essere presenti a Roma sabato e domenica, per partecipare alle proteste.

La vigilanza del web è diventata la priorità degli apparati di intelligence e di sicurezza. È una prateria in cui si combatte una guerra spietata. I cannoni sono puntati contro mondi diversi e contaminati, perché le vecchie categorie di riferimento non esistono più. Coabitano, hanno la stessa legittimazione, gli anarco-insurrezionalisti, che sono contro le case farmaceutiche e i padroni, e le destre di CasaPound e di Forza Nuova (in particolare a Roma). Li lega il populismo e l’Antistato. Non sopportano “chi propone misure di contenimento” per ridurre la diffusione del virus. E in questa torre di Babele di linguaggi e di proposte, spuntano i “guerrieri”. Gli ultimi sui quali punteresti. Una volta erano le organizzazioni, le carte vincenti. I partiti, le associazioni, i gruppi. Oggi basta un “guerriero” del web perché scatti un allarme rosso.

 

 

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