Amara, i contatti con Verdini per la nomina del pm Capristo

IN CELLA

MANOVRE DEL LEGALE PER LA PROCURA GENERALE DI FIRENZE

Piero Amara nel 2015 contattò Denis Verdini per sponsorizzare Carlo Maria Capristo alla Procura generale di Firenze. A sostenerlo è la Procura di Potenza nell’ordinanza che ha disposto due giorni fa l’arresto di Amara e l’obbligo di dimora per l’ex procuratore di Taranto Capristo, entrambi accusati di corruzione in atti giudiziari. Il gip Antonello Amodeo cita la testimonianza dell’avvocato Giuseppe Calafiore, socio di Amara, a “detta del quale” lo stesso Amara “era riuscito ad ‘agganciare’” il parlamentare del Pd (ora Italia Viva), nonché magistrato e leader della corrente Magistratura Indipendente Cosimo Ferri “per la nomina di Capristo”. E, secondo Calafiore, l’aveva fatto “tramite” il parlamentare di Forza Italia, Denis Verdini. Ricostruzione che Ferri smentisce: “Mai avuto rapporti e contatti con Amara e Calafiore, né Verdini mi ha mai parlato di nomine di Capristo”. Nel paragrafo intitolato “I riscontri: le chat e l’esame dei cellulari” il gip scrive che “dal cellulare sequestrato” a Verdini “si rilevavano alcuni significativi messaggi Whatsapp scambiati proprio con Amara” che sono stati trasmessi a Potenza dalla Procura di Milano nel maggio 2020.

In un primo messaggio, del 15 ottobre 2015, “tra le 18:21 e le 19:28 Amara chiedeva ripetutamente a Verdini di incontrare Capristo, che era a Roma con lui, precisando di averlo fatto venire apposta da Trani e che aveva bisogno di parlare della questione Firenze”. Il gip annota che, oltre alla Procura di Taranto, Capristo mirava anche a quella di Firenze. Nel messaggio in questione, continua il gip, Amara chiedeva a Verdini “di vedersi nel pomeriggio” o “di cenare insieme”. Verdini, però, non risponde. Un secondo messaggio arriva una settimana dopo, il 21 ottobre, quando Amara “informa” Verdini di essere con Capristo e gli chiede di “incontrarlo l’indomani mattina anche solo per cinque minuti”. Nessuna risposta anche in questo caso. Il gip precisa: “Siamo sempre in epoca nella quale il Csm trattava la questione della nomina del Procuratore generale di Firenze, posto pubblicato a giugno 2015 e attribuito a luglio 2016”. Il 18 luglio 2016, quando “Capristo era già stato nominato Procuratore di Taranto” è Verdini a “chiedere ad Amara una conferma per la cena del mercoledì successivo”. Amara risponde così: “Ciao Denis, mercoledì ho cena con Capristo e tutti i procuratori di Taranto per Ilva a Roma. Possiamo a pranzo?”, I due concordano “di vedersi il mercoledì successivo alle 18”.

Ma Verdini e Capristo s’incontreranno mai? Capristo fornisce ai pm di Potenza la sua versione sul suo primo incontro. “Una descrizione – sostiene il Gip – che risulta radicalmente priva di intrinseca credibilità”. Eccola: “…l’ho conosciuto una volta, non ricordo in che circostanza di tempo, lo conobbi a Roma, per strada, eravamo in centro. Ci incrociammo e lo salutai, presentandomi. Era un parlamentare, lo salutai per rispetto. Lui si fermò e fece un’espressione di compiacimento per il mio saluto, in quel modo ci presentammo…”.

Il gip riprende le considerazioni del pm sul punto: “Come si è visto, tale circostanza è falsa e Capristo ha mentito sapendo di mentire, in quanto documentalmente smentita dalle indagini svolte da questo Ufficio e dalle acquisizioni presso altre autorità giudiziarie”. La Procura ritiene inverosimile anche la spiegazione data da Capristo sulla sua “decisione di proporre la domanda per il ruolo dì Procuratore generale di Firenze” che, secondo Calafiore, sarebbe stato “il ‘compenso’ illecito pattuito con Amara”. Capristo riconduce la sua scelta a “un suggerimento della moglie accolto senza particolare convinzione”. “Ero stato a Siena – spiega – e mia moglie mi suggerì di fare domanda anche lì. Ma la mia aspirazione era per la Procura generale di Bari”. Oggi per Amara è previsto l’interrogatorio di garanzia dinanzi al gip.

L’inchiesta condotta dal Procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio, è incentrata sulle modalità con cui Capristo – accusato di essere stato corrotto da Amara proprio in virtù delle sue sponsorizzazioni per le nomine – ha gestito il suo ruolo di Procuratore capo a Trani prima e a Taranto poi. L’accusa sostiene l’esistenza di una gestione illecita di alcuni fascicoli processuali istruiti a Trani e a Taranto, tra cui le vicende che hanno riguardato l’Ilva. Il Gruppo Riva, ieri, con una nota, ha ribadito di essere “estraneo e danneggiato dai reati” addebitati a Capristo e ad Amara e “si costituirà parte civile nel procedimento”.

 

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