Quando guerre, dittature e orrori diventano invisibili: nel libro di Quirico l’Occidente che ha smarrito la propria coscienza

Testimoni del nulla, Laterza, nuovo saggio di Domenico Quirico, firma di questo giornale, si interroga, con malinconico disappunto, su questo smarrimento, questa alienazione pertinace delle coscienze: «Mi chiedo: perché da questa parte del mondo, la nostra, non riusciamo più a provare compassione verso quell’altra parte di noi, i sofferenti, i vinti, tutti gli uomini che scomodamente ci troviamo di fronte sui giornali, in televisione, su Internet?», esordisce l’autore e la risposta, amarissima, segue di getto: «Come se avessimo nello stesso corpo due sangui diversi. I giovani non si commuovono perché ignari, i vecchi non si commuovono più perché inferociti, rabbiosi, immemori. Resta escluso il dolore che è una parte del mistero umano, una parte del nostro segreto… Dobbiamo capire di quale carne corruttibile è fatta questa nostra Indifferenza planetaria, questo raggelante inverno degli spiriti».

Quirico accompagna il lettore in una Via Crucis che segue le stazioni dell’Ebola in Africa, epidemia crudele, della guerra civile in Siria, dove i «geopolitici» degli istituti perbene trovano prove non del terrorismo di stato di Mosca e Damasco, ma della maestria strategica di Vladimir Putin, in Etiopia, Paese legato all’Italia da troppa storia e senza pace, in Liberia. Presenta una galleria di anime nobili, medici, missionari, Ngo, giornalisti, che si prodigano per alleviare le pene di tanti, poi, severo, deve dar conto del professionista che alla stazione di Milano considera gli emigranti zavorra criminale, della signora che, in una libreria centrale, lo apostrofa «Mi hanno rubato tutto… i suoi amici migranti, prima nella villa in campagna poi in città… tutto… anche le fotografie dei bambini per prendere le cornici… saranno selvaggi ma hanno capito che erano antiche, in radica che così non fanno più! Se penso che le foto dei miei bambini l’avranno buttate in qualche cassonetto…».

Il Quirico inviato nei Paesi di carestia, epidemie, guerre a bassa intensità, dittatura, non riesce a raccapezzarsi con il Quirico editorialista che torna a casa, Torino, Italia. Lamenta, inquieto, «l’indifferenza assoluta, spessa, lussuriosa verso la sorte dei poveri» e, a una signora di buona volontà che, memore degli slanci del 1968 e delle ingenue pulsioni terzomondiste, vorrebbe organizzare una marcia contro la crudele guerra in Yemen, importata da astuti interessi petroliferi e di setta religiosa, obietta brusco: «Pietosa untorella, come ti illudi: una marcia di studenti per lo Yemen! Soltanto perché gli aerei con i contrassegni dell’Arabia Saudita bombardano allegramente ospedali e scuole! Da un anno! Vuoi mobilitare le piazze giovanili perché un ben oliato assedio di sauditi e di loro alleati petroliodotati, gli Emirati, non lascia passare un etto di farina o un tubetto di medicine. Così nello Yemen ribelle ma colpevole soprattutto di esser eretico sciita e filoiraniano si muore di fame e di banali malattie infantili… Ma ti sei accorta che i cattivi sono i nostri migliori alleati in quella zona del mondo?».

Negli anni in cui ho lavorato alla redazione de La Stampa ho imparato ad apprezzare lo slancio giansenista di Quirico, il suo pessimismo radicale che in queste pagine ritorna, chiamando i lettori a un indispensabile scatto etico. Domenico sa che non lo condivido, non perché non ne colga le radici, figuriamoci poi in questo 2020 di pandemia, crisi economica e necrosi delle democrazie. Ma perché, vedi Wfp, non posso non percepire, accanto e oltre la squallida omertà che Testimoni del nulla depreca, la gigantesca forza che il bene, la tolleranza, la scienza, la civiltà, le fedi religiose, la cultura riescono a dispiegare contro intolleranza e miseria. Il mercato globale, che da noi ha aperto sacche di difficoltà per operai e ceto medio con automazione e robotica, ha affrancato, in appena una generazione, oltre un miliardo di esseri umani dalla fame: il salto di benessere maggiore della storia, dalle caverne all’Intelligenza Artificiale. E del resto, malgrado lo scetticismo astigiano Doc, lo stesso Quirico sa bene di essere non testimone del nulla, ma del bene. E chi sa guardare la Storia, perfino in questo fosco 2020, confida che «We shall overcome», prevarremo, secondo l’inno di un altro Nobel per la pace, il reverendo King. Un libro dunque da leggere, per andare avanti.

Quando guerre, dittature e orrori diventano invisibili: nel libro di Quirico l’Occidente che ha smarrito la propria coscienza

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