Possibile un braccio di ferro partiti-Colle.

 

TACCUINO
Di Maio e Salvini lo difendono, ma il candidato premier Conte traballa, investito dal caso del curriculum gonfiato e dalle smentite delle università straniere in cui non risulta aver lavorato, e criticato per essersi impegnato fin dalla nascita in una fondazione a favore di Stamina, la cura alternativa alle normali terapie anticancro rivelatasi inefficace. Di per sé, non si tratta di ragioni tali da bloccare la corsa del giurista amico dei 5 Stelle verso Palazzo Chigi. Ma dato che in prima fila, a denunciare il caso, sono giornali americani e tedeschi, il profilo internazionale del professore scelto per guidare il governo giallo-verde ne è risultato indebolito. Comprensibile quindi che il Capo dello Stato, che ha incontrato ieri mattina i due presidenti delle Camere, abbia deciso di allungare ancora di un giorno, almeno fino a domani, la sua pausa di riflessione, prima di conferire l’incarico. Emerse subito dopo i colloqui con Salvini e Di Maio, le riserve di Mattarella infatti non riguardano solo il ruolo di sottoposto – al contratto e ai due firmatari, i leader di M5S e Lega – riservato a Conte. Ma anche la proposta leghista di affidare la responsabilità dell’Economia a un tecnico dichiaratamente anti-euro come Paolo Savona. S’intuisce che il Presidente della Repubblica non condivida nessuna delle due scelte e si sia preso del tempo per capire se i «dioscuri» della nuova maggioranza siano disposti a rinunciarci e a che condizioni. Al momento non sembra, specie dopo un ennesimo vertice Di Maio Salvini, sebbene Mattarella abbia lasciato intendere che almeno una delle proposte debba essere rivista. L’intenzione dei due alleati resta quella di chiudere al più presto. L’attesa dell’incarico che non arriva non delinea ancora un braccio di ferro con il Quirinale, ma potrebbe. In altre parole Di Maio e Salvini vogliono capire se la frenata del Capo dello Stato preluda soltanto a un aggiustamento, sempre possibile, della lista dei ministri, o se non sia mirato ad approfondire la tenuta dell’accordo siglato da M5S e Carroccio. Per questo, anche se la linea ufficiale resta quella di difendere insieme Conte e Savona, sotto traccia cominciano a prendere corpo le subordinate: Di Maio a Palazzo Chigi e Giorgetti, numero due leghista, all’Economia.
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