Pisapia: “Fusione con Mdp? In politica sono poligamo” Con Errani scintille sul palco.

RAVENNA.
Nulla di fatto, il progetto unitario non decolla. Dopo un’ora e mezza di confronto pubblico su un palco di Ravenna, si allarga lo strappo tra Giuliano Pisapia e Pier Luigi Bersani. E non mancano le scintille, tanto che il leader di Campo progressista, irritato con Errani che difende Massimo D’Alema, alla fine rilancia: «Guarda Vasco, se anche io sono divisivo posso fare un passo di lato, questa sera mi sembra che abbia definito che il leader sei tu…».
La scintilla, come detto, è ancora una volta Massimo D’Alema. «È una risorsa per noi – sostiene Errani – non esistono i passi di lato o i passi indietro, io conosco i passi avanti. Giuliano è il nostro leader, ma non ha la delega in bianco. Non è il capo, non comanda da solo». Ma è per l’intero incontro, a dire il vero, che non mancano distinguo e smarcamenti. Pisapia non “concede” a Mdp una data precisa per il “matrimonio” tra Campo progressista e Articolo 1. E assicura anzi di «preferire la poligamia in politica», senza limitare il nuovo soggetto all’incontro tra due sole sigle. «Serve un campo ampio». Risposte che non soddisfano Bersani. Anzi, l’ex segretario fissa paletti stringenti: «Possiamo avere un mese e mezzo di tempo, non di più, altrimenti si entra in un altro film». Di più, entro «una settimana» dobbiamo decidere la direzione, altrimenti sarà troppo tardi.
E dire che non era iniziata malissimo, con Pisapia pronto a rassicurare, anche se solo a metà: «Il percorso è lo stesso, ora dobbiamo fare in modo che da frastagliato diventi un percorso unico». Quando interviene Errani, però, il clima s’accende: «Basta personalismi, basta sigle, basta politicismi, basta rottamazioni, chiudiamo quel libro, andiamo ai contenuti. Dobbiamo dare una risposta, il prima possibile». Pisapia non cede di un millimetro, qualche militante di Mdp si spazientisce: «Sei politicista se rispondi così!». E l’avvocato milanese: «Io a Renzi sono alternativo, ma il vero nemico sono le destre». Il pubblico incalza: «Dacci una data, dacci una data». Pisapia non cede: «Abbiamo detto di trasformare l’Io in Noi, è assurdo che io dia una data». Bersani si agita sulla sedia: «Anche io sono per il campo largo, ma tra una settimana dobbiamo dire alla nostra gente una cosa precisa. Per me si parte da quest’uomo – dice indicando Pisapia – si parta da un concetto largo e vediamo chi non ci sta».
Su una cosa, almeno, sono ufficialmente d’accordo, e cioé sull’opportunità di presentare un candidato in ogni collegio. «Dico proprio di sì – sostiene l’ex segretario dem – perché ci costringono». E Pisapia: «In questo credo abbiamo piena condivisione». Poi però si finisce a litigare su D’Alema. Sotto il palco, il duello continua. Pisapia va via veloce, Vasco Errani lo insegue fino al parcheggio. E non sembra un colloquio sereno.
Fonte: La Repubblica, www.repubblica.it/