Personaggi Stefano Bollani: «Jesus Christ a modo mio»

Personaggi Stefano Bollani racconta il nuovo progetto che mercoledì porterà al Musart Festival «Solo al piano smonto e rimonto l’opera rock. Ogni tanto ci gioco intorno, e ogni sera è diverso»

di Edoardo Semmola

Stefano Bollani il bicchiere mezzo vuoto non sa nemmeno cosa sia. Sorride di fronte a tutto. «E qui mica si scherza eh! — premette il pianista — Ogni sera mi tocca mettere in scena la morte di Gesù». Anche la celebre battuta di Frankenstein Junior «potrebbe andar peggio, potrebbe piovere», lui la ribalta di centottanta gradi: «L’altra sera ha iniziato a piovere mentre eseguivo l’Hosanna, la scena del musical in cui i fedeli portano Cristo in trionfo, e non siamo riusciti a finire la serata. Poteva andar peggio? Mah, ci siamo guardati negli occhi col pubblico e abbiamo pensato: dai, quasi quasi è meglio, da un certo punto di vista, almeno stasera non muore».

Eccola, la nuova avventura di Stefano Bollani vissuta come sempre con ironia e talento: restituire in versione piano solo, senza voce, senza altri musicisti, senza niente, uno dei musical più amati e acclamati di sempre: Jesus Christ Superstar di Tim Rice e Andrew Lloyd Webber.

Mercoledì prossimo porterà sul palco del Musart Festival in piazza della Santissima Annunziata questo nuovo progetto Piano Variations on Jesus Christ Superstar . Che è un modo elegante per dire che «mi siedo al pianoforte e inizio a suonare, mantenendo la stessa struttura della rock opera ma ogni tanto mi fermo a raccogliere fiori. Insomma divago. Mi distraggo. Ci gioco, ci giro intorno. Quanto mi piace questo giochino! Lo smonto e lo rimonto Jesus Christ , ogni sera in un modo diverso, per avere sempre un percorso è diverso da seguire. Perché ogni sera colgo i fiorellini che nascono sul posto, e sono fiori sempre diversi». Stesso spirito di sempre. Stesso approccio da performer giocherellone. Che sia il Bollani «Carioca» di quindici anni fa, il Bollani «danese» di dieci o quello «napoletano» di cinque. Lui prende qualcosa di «sacro», in questo caso un musical epico, e lo trasforma a sua immagine e somiglianza attraverso la magia di un’interpretazione originale che non è semplicemente pianistica. La sera prima sarà invece l’artista di apertura del festival Jazz & Wine a Montalcino, per un concerto jazz classico, in trio. Al Musart sarà da solo. «Ho scelto la forma del piano solo perché in fondo si racconta una storia d’amore, quella tra l’opera rock e me — spiega sorridendo — E le storie d’amore crescono in bellezza se restano intime». E quindi via ogni orpello. Prendendosi qualche rischio. Perché «questo non è soltanto un Jesus Christ senza voce — prosegue — È senza tutto: senza rock band, senza orchestra, senza coro, senza cantanti. Quindi per forza l’accento va a spostarsi sulla bellezza delle armonie e delle musiche di Lloyd Webber, spogliate di tutto e restituite nella loro essenza. È questa la vera sfida: riuscire a raccontare questa bellissima storia lo nonostante tutto… mettere in musica in scena la morte di Gesù è un’esperienza catartica».

Non è solo una questione di carattere, di personalità, di attitudine, che rende Stefano Bollani capace di scherzare e ridere di tutto, di giocare con tutto. Un ruolo in tutto questo ce l’ha avuto anche la fortuna di essere passato indenne, o comunque meglio di molti altri, dal periodo pandemico. «Che è stato praticamente come rimanere a casa, ma circondato dagli amici, con le porte aperte, a suonare insieme e divertirci» dice lui. Merito della moglie, l’attrice Valentina Cenni. Che ha «ricostruito casa nostra in uno studio televisivo», quello della Rai dove è andato in onda il loro programma musicale e non solo Via dei matti n.0 . Non è stato fermo un attimo: radio, televisione, e «ho scritto la colonna sonora per la serie tv su Renato Carosone». Più che un lockdown Bollani ha vissuto «un’esperienza quasi spirituale» partita con l’idea di «fare necessità virtù» e quindi se non si poteva suonare dal vivo, tanto valeva tornare in televisione, nonostante le ultime esperienze non lo avessero lasciato del tutto soddisfatto.

«Il segreto è stato accettare quello che arrivava — racconta — Cavalcare l’onda». E il risultato è stato «molto diverso dagli altri programmi televisivi, con un altro calore e colore, soprattutto per la presenza di Valentina che ha ricreato un luogo caldo che somiglia molto a casa nostra: quando si è in due a pensare e progettare qualcosa, è molto diverso. Come la scelta di avere un parco ospiti selezionato quasi esclusivamente tra gli amici veri: tranne cinque o sei, sono venuti in trasmissione quelli che normalmente frequenterebbero casa nostra. In un certo senso abbiamo approfittato del programma per vederci, visto che nella realtà non è era possibile. E così durante la pandemia ho potuto suonare con tantissime persone».

Questo inizio di ritorno alla vita “live” di Stefano Bollani è stato però funestato da una notizia che lo ha rattristato non poco: le dimissioni del musicista e musicologo Franco Caroni dalla direzione di Siena Jazz, per incomprensioni e contrasti con l’amministrazione comunale. Bollani è rammaricato: «Siena Jazz è Franco Caroni. Come Umbria Jazz è Carlo Pagnotta. È un peccato lasciare che si dimetta in un modo così amaro — pensa — Non è un caso isolato di politica che si ingerisce nella cultura, di queste cose se ne vedono dalla notte dei tempi. Spesso la politica vuole infilarci le zampe nella musica. E non è per forza un male, il punto è come ce le infila».

 

https://corrierefiorentino.corriere.it