Perché mezza Europa adesso odia i turisti (l.zan.).

«Non siete i benvenuti». Inizia così il fondo di Suzanne Moore sul Guardian — scritto il giorno prima del tragico attacco terroristico sulle Ramblas di Barcellona (leggi gli articoli degli inviati del Corriere sfiorando l’icona blu) — che analizza l’ultima minaccia all’industria turistica mondiale: la reazione di rigetto. Troppi turisti, alla fine, stancano. E anche se riempiono le casse di mille attività commerciali, gli abitanti delle località prese d’assalto si ribellano. È dalla scorsa primavera che si moltiplicano le manifestazioni contro i turisti: dalle ripetute rivolte dei comitati locali a Venezia (55 mila residenti, 20 milioni di visitatori l’anno) a quella dei catalani di Barcellona; dalla marcia anti-turisti a San Sebastian, il 16 agosto, fino all’ultima contestazione a Dubrovnik, la città croata presa d’assalto dai fan de «Il Trono di Spade», ansiosi di vedere il set della fortunata serie tv. Un boom turistico da 126 milioni di euro, ha raccontato il Corriere. Ma neppure il profumo dei soldi è bastato a placare le ire dei residenti. «È inutile veniate a dirmi che non siete turisti», scrive Moore. «Che giriate per la Puglia ad assaggiare piatti tipici o che passiate l’estate in Linguadoca a scambiarvi pacche sulle spalle con i contadini… siete turisti». E il turista per antonomasia «fa troppo rumore, si ubriaca, disturba gli avventori (indigeni) dei locali». Certo, ci sono anche quelli del «mordi e fuggi», delle gite culturali in città d’arte. Eppoi ci sono quelli che si definiscono «viaggiatori», che visitano baraccopoli e favelas. Ma se credete «di essere un viaggiatore e non un turista», vi illudete. La verità è che, quando viaggiamo cercando qualcosa di speciale, «finiamo col dover fare a gomitate con altri turisti che cercano le tapas autentiche…», in massa. Così in Europa è cresciuto il fastidio, la crisi di rigetto dei turisti. In una parola: la «turistofobia». E, a detta del Guardian, i britannici sono fra i turisti più fastidiosi e odiati. Il problema è che la globalizzazione dovuta ai viaggi low cost non funziona per tutti. E fenomeni come Airbnb scombussolano il mercato degli affitti residenziali. «Si tende ad evitare di pensare ai guai che il turismo crea, perché ci diciamo che vedere il mondo fa bene, ma il problema resta». Tanto che ora se ne sta occupando anche l’organizzazione mondiale per il turismo (Wto) delle Nazioni Unite.

 

fonte: Corriere della Sera, http://www.corrieredellasera.it