IL modo più rapido per far sparire la Fondazione Mps

Mps, la Fondazione di nuovo socio? De Mossi: «Una strada da tentare»

Siena, le spinte perché nella banca rientri Palazzo Sansedoni, che però frena: «Suggestioni»

Silvia Ognibene

 

siena Riportare la Fondazione Monte dei Paschi fra i soci della banca, possibilmente fra quelli che contano. L’idea piace tanto a una parte della città di Siena e al suo sindaco, Luigi De Mossi, civico di centrodestra, e anche ai sindacati. Se messa in pratica risolverebbe più di un problema alla banca stessa e al suo azionista di maggioranza, quel ministero del Tesoro che però è anche il soggetto chiamato a vigilare sulle fondazioni bancarie (anche per evitare che facciano qualche passo falso e finiscano nei guai, come accadde proprio alla fondazione senese neppure troppo tempo addietro). È seducente l’idea che la Fondazione — e per suo indiretto tramite la città — torni a contare qualcosa nella «sua» banca, ma proprio da Banchi di Sotto avvertono che siamo alle mere ipotesi, per quanto suggestive e degne di essere valutate.

Il problema all’ordine del giorno è la richiesta di risarcimento danni che la Fondazione Mps ha avanzato nei confronti della banca per una cifra monstre di circa 3,8 miliardi di euro e che ha portato il fardello complessivo delle richieste danni dei vari contenziosi della banca a oltre 10 miliardi: sistemata la questione dei crediti deteriorati, adesso la banca dovrebbe riuscire a disinnescare anche questa miccia per poter percorrere più agevolmente il sentiero che la dovrà portare a trovare un partner. E se la Fondazione accettasse una transazione trasformando il «petitum» (o buona parte di esso) in azioni, darebbe una generosa mano.

«La richiesta di risarcimento avanzata dalla Fondazione è doverosa per la città — dice il sindaco De Mossi — La Fondazione è un ente autonomo, ma farla sedere al tavolo della trattativa con la banca, insieme al Comune inteso come comunità cittadina, è una strada da tentare: una volta seduti ci sono diverse opzioni per il risarcimento, denaro o azioni della banca. Se dal governo non si fanno vivi per affrontare questo tema, mi farò vivo io e lo metterò sul tavolo». Anche la Fisac Cgil prova a tirare Palazzo Sansedoni per la giacchetta e invita ad ammorbidire la posizione nei confronti della banca, riconsiderando l’ammontare del contenzioso: «Occorre uno sforzo anche dalle istituzioni locali per alleggerire i fardelli del passato», ha notato il neo segretario generale della Fisac Cgil Nino Baseotto. Cancellare la richiesta danni? «Il verbo cancellare non riscuoterebbe un grande successo ma insistere su un contenzioso di quelle dimensioni non sarebbe normale e andrebbe ridotto», perché questo consentirebbe «al Monte dei Paschi prospettive migliori nella ricerca di una partnership che ne salvaguardi l’occupazione, il nome, e la rete degli sportelli».

Ma la Fondazione frena e, pur facendo sapere che è un’ipotesi degna di essere presa in considerazione e sulla quale si può pensare, nota che è difficile accettarla agendo secondo razionalità. «Ad oggi è solo una suggestione della politica e un auspicio del territorio, ma noi dobbiamo agire secondo le disposizioni di legge e tutelare la Fondazione — fanno sapere da Palazzo Sansedoni — In primo luogo andrebbe definito il “quantum” e poi eventualmente capito come trasformarlo in azioni». Se anche tutto questo fosse possibile, ragionano in Banchi di Sotto, «c’è da valutare la qualità dell’asset: Mps non avrà redditività né dividendi per i prossimi anni; è ragionevole ipotizzare che avrà bisogno di un aumento di capitale e va considerato che una piccola quota di capitale si diluirebbe subito in caso di fusione. Insomma, un bagno di sangue. E noi abbiamo già dato».

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