Il segretario pronto a candidarsi alle Suppletive. I Cinque Stelle: no ai paracadutati
Aldo Tani ,Giorgio Bernardini
SIENA Il sì di Enrico Letta è arrivato. L’ex premier ha accettato la proposta del Pd senese di candidarsi nelle elezioni suppletive per il seggio alla Camera lasciato libero da Pier Carlo Padoan.
Si tratta di un via libera ufficioso, perché l’ultima parola — che pare un passaggio formale — spetterà alla direzione provinciale del partito convocata per questo pomeriggio. Al segretario dei Democratici è servito circa un mese per sciogliere i dubbi e decidere di giocarsi la partita elettorale contro lo sfidante del centrodestra — già individuato nel manager Tommaso Marrocchesi Marzi — e probabilmente quello di almeno una lista di forze esterne al Pd. In attesa di capire cosa faranno i possibili alleati, M5S e Italia Viva, che sembrano l’uno alternativo all’altro.
Il passo in avanti di Letta non è stato accompagnato da prese di posizione dei dirigenti locali e nazionali, perché sarebbe stato lo stesso segretario a decidere di non uscire allo scoperto fino al completamento dell’iter previsto. Resta il fatto che da quando il suo nome ha iniziato a circolare per competere a Siena, la risposta della base dem è stata da subito calorosa.
Del resto l’ipotesi era già stata accolta nella direzione guidata da Andrea Valenti, che a inizio giugno ha deciso ufficialmente di affidarsi all’ex premier. Chiuso con facilità il discorso interno, per Letta inizia adesso la parte più complessa: è ancora fresca la ferita del territorio riguardo al mandato «da lontano» dell’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e sebbene il segretario del Pd sia toscano (di nascita) si sa bene che da tempo i suoi impegni si concentrano nella capitale.
Non pare secondaria, in questo schema, la serie di preoccupazioni che la gestione che i prossimi mesi gli mettono di fronte: emergenza sanitaria, elezione del capo dello Stato e agenda di governo sono solo alcuni dei temi caldi all’orizzonte. Poi ci sono le questioni legate al futuro di Banca Mps. Una parte delle perplessità che riguardano Letta, rilevate anche da sondaggi non proprio benevoli, va di pari passo con le strategie per Rocca Salimbeni.
Le incognite del candidato «pisano-romano» nel collegio di Siena-Arezzo, come detto, sono comunque da confrontare soprattutto con le velleità dei probabili alleati. «Senza Italia Viva qui Letta non vince», spiega l’alfiere territoriale della renzianità, il consigliere regionale di quel collegio Stefano Scaramelli, suggerendo una continuità programmatica da ricercare con il suo partito.
Pena una candidatura alternativa: una donna che rappresenti Italia Viva, dicono i ben informati, sarebbe automatica se Iv non riuscisse a trovare un accordo con il Pd per le prossime amministrative. Quello di Scaramelli è qualcosa di più di un avvertimento, dato che è sfuggita a pochi la coincidenza tra il via libera alla candidatura alle suppletive del segretario dem e la serenità ritrovata all’interno del M5S. Anche da quelle parti, tuttavia, la strada per letta non parrebbe spianata: «Massimo rispetto per la sua figura — frena la consigliera regionale Irene Galletti — ma anche nel nostro partito la base vorrà dire la sua e i candidati paracadutati non sembrano la miglior soluzione».
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