Palazzo Litta si trasforma Nuovo polo multiculturale per mostre e concerti.

Corso Magenta
«È finita la stagione in cui gli investimenti nella cultura erano considerati marginali: oggi le politiche culturali sono diventate centrali e Milano rappresenta il punto di riferimento dell’intero Paese». Lo ha detto ieri Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali e del Turismo, partecipando alla presentazione di Palazzo Litta Cultura, inedito palinsesto multidisciplinare che dal 3 ottobre aprirà ai visitatori gli interni di Palazzo Litta, una delle più splendide residenze storiche della città. Qualche passo indietro. L’edificio nasce tra 1642 e 1648 come Palazzo Arese, famiglia in vista della Milano spagnola, per opera di Francesco Maria Richini, autore tra l’altro della chiesa di San Fedele e del Palazzo di Brera. Di quest’epoca restano il cortile d’onore e l’impianto generale del complesso, poi ristrutturato in stile barocchetto verso metà ‘700 quando la proprietà passa ai Litta: in questi anni nascono lo scenografico scalone e le splendenti sale Rococò, tutte specchi, dorature e affreschi, miracolosamente risparmiate dalle bombe del ’43. Venduto all’asta nel 1873, il bene diventa delle Ferrovie dello Stato e poi del Demanio; una fase di trascuratezza che termina col 2007, quando viene consegnato al Mibact e per esso alla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia.
Fino ad ora però Palazzo Litta, se si eccettua l’omonimo teatrino interno, era aperto solo a singhiozzo per eventi speciali. Il nuovo progetto invece ne dilata la fruizione, trasformandolo in un luogo di produzione culturale che vede insieme soggetti pubblici e privati: con il patrocinio del Comune, la proposta è stata ideata da Segretariato Regionale Mibact e Mosca Partners, che ha vinto regolare bando e ha coinvolto come partner Esterni, Mia Photo Fair, Teatro Litta e Ponderosa Music. Che cosa succede in concreto? Che Palazzo Litta diventa una nuova casa milanese per arte, design, fotografia, cinema, musica, teatro e danza, con particolare attenzione al contemporaneo e alle contaminazioni multiculturali. Non a caso il cartellone parte il 3 ottobre con «The Yokohama Project 1867-2017», mostra fotografica di Giada Ripa che ha ripercorso in Giappone, 150 anni dopo, i viaggi del fotografo Felice Beato e dell’ambasciatrice italiana nel Sol Levante Mathilde Ruinart; a corollario due concerti di artisti giapponesi e una rassegna cinematografica a tema. In novembre, l’1 e il 2, un omaggio a Pier Paolo Pasolini con due giorni di installazioni, videoproiezioni e performance. Poi, dal 4 al 12, il Palazzo ospiterà gli appuntamenti della manifestazione «JazzMi», mentre in dicembre parteciperà agli eventi diffusi sulla prima della Scala, che quest’anno inizia la stagione con «Andrea Chénier» di Giordano. Per le mostre, dato che le preziose pareti delle sale sono intoccabili, lo Studio De Lucchi ha realizzato appositamente un allestimento ad elementi modulari. Un buon inizio.

Chiara Vanzetto

Corriere della Sera
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