Ieri il primo incontro al ministero dello Sviluppo economico con Confesercenti, Confcommercio, Cna, Confartigianato, i ministri Stefano Patuanelli e Nunzia Catalfo, i sindacati e il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro si è concluso con la dichiarazione di guerra degli imprenditori, secondo i quali i protocolli sono “insostenibili” perché ridurrebbero di un terzo i posti al ristorante e ancora di più negli stabilimenti balneari: si calcola che i gestori dei lidi perderebbero il 60 per cento della capienza, un “grave danno” che farà lievitare i prezzi dei singoli ombrelloni. Dubbi anche sulla norma che prevede l’ampliamento dei tavoli all’aperto e che varrà anche in spiaggia e che, nel caso di stabilimenti confinanti con le spiagge libere, porterà ad un ulteriore riduzione degli accessi al mare gratuiti. Le stesse perplessità, per usare un eufemismo, sono quelle che avvertono i titolari di bar e ristoranti: non solo per la questione del distanziamento ma anche per l’ipotesi di autocertificazione da parte dei nuclei familiari, che sarà a dir poco complicato far rispettare. Identica situazione per i negozianti, in particolare del settore abbigliamento, che denunciano i costi insostenibili delle continue sanificazioni. Secondo la Confersercenti, con queste regole, “un’impresa su quattro potrebbe essere costretta a non ripartire, per non trovarsi a lavorare con restrizioni tali da rendere anti-economico il proseguimento dell’attività, e anche per il timore di incorrere in sanzioni o peggio”.
Nonostante manchino solo sei giorni alle riaperture, la concertazione è solo all’inizio. E c’è da aspettarsi che il pressing delle associazioni di categoria, come già fu con Confindustria ai tempi del riavvio delle fabbriche, possa portare a qualche aggiustamento. Bisognerà attendere il prossimo decreto del presidente del Consiglio dei ministri, che non arriverà prima di domani o dopodomani, una volta analizzati i dati sull’andamento della curva epidemiologica a dieci giorni dalla fine del lockdown. Ieri è stata approvata la proposta del dem Stefano Ceccanti che prevede che i Dpcm vengano preventivamente illustrati in Parlamento prima della firma, ma non è detto che Giuseppe Conte voglia già metterla in pratica, visto che non è ancora entrata in vigore.
Tra le altre misure di allentamento in discussione c’è quella di valutare la possibilità di raggiungere le seconde case, purché all’interno della stessa regione. Una misura che alcuni governatori, come il Veneto e la Puglia, avevano già liberalizzato, seppur limitatamente alle attività di manutenzione. Ora potranno farlo anche gli altri, sempre che lo vogliano: ora che si avvicina il “liberi tutti” sono proprio i presidenti quelli che vanno proclamando cautela.