Nuovi protagonisti in vetrina nella Siena che cerca un colpo d’ala

Siena

Monsignor Lojudice cardinale, Rappuoli in prima linea contro il virus. Economia e cultura hanno bisogno di un civismo più forte

SIENA Che strano destino quello di Siena: malgrado i colpi subiti si trova ora al centro di traiettorie non solo personali di rilievo nazionale. Il suo arcivescovo Augusto Paolo Lojudice promosso cardinale: resterà nella sede assegnata o la mossa prelude al ridisegno dell’organigramma della Chiesa toscana? Un deputato ex-ministro, eletto in un collegio semisenese, Pier Carlo Padoan, è in corsa per la presidenza di UniCredit in una fase che configura un bivio tra la linea dell’ad Mustier, propenso a una fusione internazionale e il problematico incorporo del Monte in vista di un consolidamento del sistema bancario italiano. D’altro canto un sereno Rino Rappuoli, premiato con il Pegaso d’Oro, delinea tempi stretti per la disponibilità verso marzo 2021 di un farmaco anticovid a base di anticorpi monoclonali: non è ancora il vaccino, ma è una conquista. In Regione l’assessorato più pesante della nuova giunta è affidato a Simone Bezzini, anche se in giro tra loquaci virologi è sempre ripreso il presidente Giani con tanto di mascherina dai colori lorenesi. A sbilanciare un quadro che fa di Siena un luogo di spicco in una fase drammatica insorgono amareggianti risvolti. Si persevera nel tentar di risollevare le sorti dell’economia assegnando priorità a un turismo dalle effimere trovate. Un solido sistema territoriale a largo raggio della gestione del patrimonio artistico è ben lungi dall’esser definito: anzi sono nate diatribe che rendono più confuse le direttrici da perseguire. Il Piano Operativo adottato e non ancora approvato dal Comune è inefficace o muto su temi decisivi. Il Palazzo delle Papesse è diventato un emporio Dalì. Bankitalia vuol disfarsene: chi comprerà? Il Palazzo del Capitano si dice stia per essere acquisito da una società a guida russa che s’occupa di sicurezza informatica. La squadra di calcio è in mano ad una cordata armena. Nel Campo spadroneggia la società del kazako Igor Bidilo. In questa Siena in bianco e nero s’avverte la necessità di capacità di governo mosse da volontà chiare e comprensibili. Un Comune non può da solo far miracoli e non può fornire certezze, tanto più con una maggioranza divisai. In un momento che resuscita fierezza occorre un colpo d’ala: rilanciare un egemone civismo, intraprendente e inclusivo, mantenendosi alla larga da penose alchimie tra litigiose sigle di gruppi e correnti. Solo propositi e azioni derivanti da una visione realistica possono far sperare in qualcosa di più d’un banale antidepressivo. La demagogia non è ammessa. Sono stomachevoli le uscite di quanti, in barba alle prescrizioni antipandemiche necessitate, invocano il ’riaprire tutto’ per catturare un consenso facile quanto incosciente. Non è questo il coraggio che si richiede ad una politica seria, basata su analisi scientifiche e su dati oggettivi. Anche le associazioni economiche, bisognose di mirati e urgenti sostegni, non devono ignorare – prendano esempio da quanto deciso dalle Società di Contrada – che la protezione della vita è priorità che non consente sottovalutazioni. Sta coagulandosi e fa breccia un’ideologia improntata a un cieco e torvo irrazionale vitalismo. Il rinato senso di fierezza civica incita a combattere il virus e le conseguenze nefaste che provoca con fraterna solidarietà e condivise intese. Non vanno sprecate le occasioni – le coincidenze – che offrono appigli per affrontare con concorde energia fondati timori e rovinose insidie.

 

Roberto Barzanti

 

La Nazionewww.lanazione.it › siena