Nuova indagine a Milano su Mps Nel mirino i fondi per rischi legali

Il fascicolo dopo sette esposti di Bivona sui resoconti relativi al 2020. Ma secondo le autorità di vigilanza finanziarie italiana ed europea non ci sarebbero irregolarità nelle poste contabili
Claudio Tito
BRUXELLES — Una nuova tempesta giudiziaria per il Monte dei Paschi di Siena. Lungo la direttrice Roma- Milano-Bruxelles, mentre vanno avanti le trattative tra il Tesoro e Unicredit per la cessione del controllo, spunta una nuova inchiesta per l’istituto toscano. Condotta ancora dalla Procura di Milano. Un procedimento penale avviato dal pm Paolo Filippini sulla base di due ipotesi di reato: false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato. E che riguarderebbero l’esercizio di bilancio dello scorso anno. In particolare la semestrale presentata il 30 giugno 2020 e la trimestrale del 30 settembre.
L’inchiesta ha compiuto i suoi primi passi a gennaio scorso e poi negli ultimi mesi ha iniziato a coinvolgere – per assumere informazioni la Consob e l’Esma, ossia l’Autorità europea che vigila sui mercati e che ha sede a Parigi ma con importanti uffici nella capitale belga. Le indagini sono ancora in corso e la Procura è intenzionata ad andare avanti valutando come e chi indagare.
Tutto nasce da sette esposti presentati tra agosto e dicembre dello scorso anno dal finanziere Giuseppe Bivona, a capo del fondo Blue-Bell, contro la banca guidata dall’ad Guido Bastianini. Quegli esposti, oltre che alla magistratura, sono stati spediti successivamente – fino al 13 febbraio scorso – anche alla Consob e alla stessa Esma. Creando così un triangolo di interventi tra Roma, Bruxelles e Milano. La città dei palazzi europei, dunque, non solo è chiamata a vigilare sul negoziato Mps dal punto di vista dell’Antitrust (il faro della commissaria Vestager si è già acceso), ma è stata coinvolta anche su un aspetto strettamente giudiziario. Il 21 gennaio scorso il Pm di Milano Filippini invia una richiesta di informazioni alla Consob, avvertendo di aver aperto un «procedimento penale » per le ipotesi di due reati: quello previsto dall’articolo 2622 del Codice civile e quello dell’articolo 185 del Testo unico della finanza. Nello specifico il magistrato chiede atti, informazioni e documenti in possesso della Commissione presieduta da Paolo Savona relativi al «corretto accantonamento sui rischi legali, agli effetti sulla reale situazione economico-finanziaria e patrimoniale della banca e al conseguente pregiudizio del mercato azionario ». La verifica, dunque, punta a capire se i fondi per affrontare le cause e pagare gli eventuali risarcimenti – cifre che possono incidere in maniera consistente sui bilanci – siano adeguati. In linea, cioè, con le possibili previsioni e non sottostimati.
La Consob a gennaio prende tempo. Tanto. Impiega oltre tre mesi per rispondere alla Procura di Milano. Nel frattempo però l’interlocuzione con l’Esma, la cosiddetta “Consob europea”, diventa invece ufficiale. Anche perchè da Milano si cerca di capire se qualche chiarimento nel frattempo possa arrivare dalle autorità europee. Il primo febbraio scorso, allora, Savona spedisce una lettera all’omologo comunitario, Steven Majioor, spiegando in sostanza di aver compiuto tutti gli accertamenti relativi agli esposti di Bivona che anche il “collega europeo” aveva ricevuto e letto. E che non rilevava in quel momento la necessità di azioni specifiche da parte della Consob. La replica dell’Esma è del 9 marzo. Il Chairman, basandosi sulle informazioni dell’autorità italiana, conclude di non considerare la necessità di un’investigazione, sottolineando però di essere a conoscenza del coinvolgimento della magistratura italiana.
La presidenza della Consob aspetta il 14 aprile scorso per trasmettere al Sostituto Procuratore di Milano Filippini i documenti chiesti quasi tre mesi prima. Ossia una nota tecnica della Divisione Mercati e una della Divisione Informazione Emittenti. «In sintesi – scrive Savona nella sua missiva di accompagno – le analisi preliminari effettuate hanno evidenziato una significativa sotto-performance del prezzo delle azioni BMPS nell’intero periodo di analisi, con alcune fasi temporali connotate da una maggiore volatilità del prezzo delle azioni, in parte riconducibile all’andamento del settore bancario nel suo complesso, in parte alle innumerevoli notizie di stampa che hanno riguardato la banca sotto diversi profili».
E chiude avvertendo di aver inviato anche alla Procura di Roma gli esposti di Bivona «per le eventuali ipotesi di rilevanza penale». Nella relazione della Divisione Informazione Emittenti – datata 10 marzo 2021 – si calcola la somma totale potenzialmente derivante dalle vertenze giudiziali pendenti: 5,2 miliardi di euro. Di cui, però, solo 2,1 miliardi giudicati a rischio soccombenza probabile e 1,7 possibile. A fronte di 255 milioni di accantonamenti che gli uffici Consob considerano coerenti con lo IAS 37, ossia i principi della contabilità internazionale. Su questo, però, i pm milanesi sembrano volerci veder chiaro. Aprendo così un altro capitolo della travagliata vicenda Mps.
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