Non disperdiamo la nostra vitalità

L’intervento
di Sergio Risaliti
Guardo Firenze vuota, mi appare spettrale nella sua muta bellezza, nella sua disumana metafisica, e mi dico che la percezione di tutta questa bellezza non sarà più quella di prima. Firenze si è svuotata di turisti e di studenti, di professionisti del settore moda e del commercio, e la produzione si è arrestata assieme ai consumi.
Tutto questo ha già ricadute negative sulla qualità della vita di molte persone. La crisi potrebbe durare a medio e lungo termine. Dipenderà dal genere di reazione che avremo: giocheremo in difesa o in attacco?
Dobbiamo allora guardare alle filiere produttive del turismo e della moda, del lusso e dell’enogastronomia, che toccano in modo capillare la città. Si tratta adesso di un mancato introito di risorse che ha colpito sia il pubblico che il privato. In questa congiuntura, più di ogni altra cosa mi spaventa il rischio di una recessione culturale, il blocco degli investimenti e degli aiuti in direzione della produzione artistica, della sperimentazione nei diversi ambiti della creatività contemporanea. Penso alla vita del Museo Novecento e di tante altre realtà culturali, penso soprattutto ai cittadini di Firenze e dell’area metropolitana, famiglie, giovani, bambini, cui potrebbe venire a mancare il necessario rapporto di conoscenza con l’arte moderna e contemporanea; un nutrimento essenziale alla crescita spirituale e professionale di una società inserita nel proprio tempo. Temo allora il ritorno di una mentalità conservatrice, che potrebbe voler dire ripiegamento sul passato e di conseguenza potenziamento della rendita di posizione. Eppure, Firenze si è avvantaggiata in questi anni di una rivoluzione culturale che l’ha rappresentata diversamente nel panorama internazionale. La città è diventata attrattiva per la sua vitalità contemporanea, non solo per l’innegabile ricchezza del suo patrimonio storico-artistico. Il ritorno al passato vedrebbe dunque la sconfitta della città laboratorio a discapito della progettazione culturale e di eventi, sperando in un veloce recupero di attrazione da parte della città museo. Ho condiviso con l’Assessore alla cultura, Tommaso Sacchi, l’improcrastinabile necessità di investire da subito risorse ed energie sui giovani e la nuova produzione culturale, sulla mediazione culturale e i laboratori creativi. Con l’Assessore ho pure parlato di un fondo d’investimento tra pubblico e privato per motivare e acquistare opere di giovani artisti, per finanziare con borse di studio la ricerca e la formazione in arte moderna e contemporanea, infine per avviare la progettazione di mostre ed eventi legati al Novecento, dimenticando per qualche anno manifestazioni ed esposizioni spettacolari e costosissime, che sono per giunta costrette a fare sempre più numeri. La storia dell’umanità ci ha insegnato che nei momenti di crisi, quando dominano paura e incertezza, l’istinto di sopravvivenza orienta la specie umana verso la conservazione, a difesa e tutela del gruppo, dei suoi valori accumulati e delle certezze consolidate. E tuttavia sappiamo che i grandi salti evolutivi nell’orizzonte delle civiltà sono avvenuti grazie al coraggio e alla fantasia dei grandi innovatori e sperimentatori, seguiti nella loro avventura da quanti hanno saputo investire e rischiare sulla creatività e l’avanguardia. Il futuro dipende dalle scelte che faremo.
*L’autore è direttore artistico del Museo Novecento
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