Nel laboratorio senese della cura per il Covid «Tra dieci giorni i test»

Il direttore di Tls Paolini: a primavera le dosi per i primi 200 mila malati

 

«Abbiamo il dovere morale di fare qualcosa». Tutto è iniziato con una telefonata, tra Rino Rappuoli, uno dei massimi esperti mondiali di vaccini e anticorpi, e la dottoressa Claudia Sala, senior scientist del Mad Lab presso la Fondazione Toscana Life Sciences. Sei mesi dopo stanno per arrivare da uno stabilimento Menarini le prime 1.500 dosi di «super anticorpi» monoclonali anti Covid, per iniziare la sperimentazione clinica sugli uomini. E il farmaco potrebbe essere disponibile già nella primavera del 2021.

Da Siena, dove questa avventura scientifica è nata e sta andando avanti a passo di record, il Mad Lab con il suo gruppo di ricerca ha fatto in 4 mesi quello che normalmente richiede 5 anni di tempo. Avvicinando una possibile svolta decisiva per medici e pazienti.

Con l’aiuto del direttore generale della Fondazione Tls Andrea Paolini, che ritaglia un po’ di tempo in giornate che ormai da mesi durano anche 16 ore lavorative tra ricerca, videoconferenze, rapporti con i partner del progetto tutto made in Tuscany, percorriamo il cammino di questa impresa. «A fine 2018 è entrato in funzione il nostro Mad Lab, coordinato dal dottor Rappuoli — racconta Paolini — e creato, dopo aver ottenuto risorse dall’Unione Europea, per lavorare allo sviluppo di anticorpi monoclonali contro infezioni batteriche o virali, in particolare per superare l’emergenza della resistenza agli antibiotici, che è già uno dei grandi problemi della sanità e che in futuro sarà ancora più grave. Così quando questa primavera, appena sei mesi fa anche se sembra passata un’era, è esplosa l’emergenza SARS-CoV-2 (nome scientifico del nuovo virus, ndr ) noi avevano la struttura, gli strumenti, il personale, le professionalità pronte, grazie anche alla disponibilità di Gsk che ha detto sì al fatto che Rappuoli mettesse a disposizione un po’ del suo tempo per questo progetto. Eravamo pronti alla necessità. Sei mesi fa Rappuoli ha telefonato alla dottoressa Sala, che è a capo del Mad Lab, ed è partito il progetto. Grazie anche a nuove risorse messe dalla Regione, oltre che da fondi del Malaria Fund che vede tra i donatori Bill e Melinda Gates e Mps». Decisivo è stato il rapporto con i partner strategici — «Altrimenti una buona idea, anche se funziona, resta tale» — come «Vismederi, AchilleS Vaccins, nate nel nostro incubatore di start up, e Menarini». Il colosso farmaceutico con testa e radici a Firenze è un altro componente della «squadra» che sta portando avanti con successo l’intuizione di usare anticorpi prodotti dai malati di Covid da iniettare in altri pazienti per una risposta efficace e rapida all’infezione. «La nostra squadra di 16 ricercatori, anzi all’inizio erano solo dieci, ha fatto tantissimo, lavorando assieme alle strutture di Toscana Life Sciences e appoggiandosi a soggetti esterni con competenze che ci servivano, per così dire a fornitori di altissimo standard — sottolinea il manager — E per lo sviluppo industriale del nostro anticorpo, selezionato tra i tre più efficaci, a loro volta selezionati tra gli oltre 450 ritrovati nel sangue delle persone ammalate, ci siamo guardati attorno in Italia perché preferivamo fosse fatto tutto nel nostro Paese. E visto che Menarini ha una linea di produzione di anticorpi nello stabilimento di Pomezia ecco il rapporto strategico con loro, che tra dieci giorni ci forniranno le prime 1.500 dosi di anticorpo monoclonale, purificato e potenziato, per avviare i test clinici sull’uomo, anche in Toscana. Menarini ha la capacità per poi realizzare la produzione industriale delle 200 mila dosi che saranno messe a disposizione del governo nella primavera 2021».

I prossimi passi sono già delineati, sempre con tempi compressi pur facendo tutto nella massima sicurezza e seguendo le procedure. «Come detto, tra dieci giorni Menarini ci consegnerà le dosi necessarie per avviare i test sull’uomo, dopo l’esito positivo della sperimentazione in vitro prima e successivamente sugli animali. Il percorso — precisa il direttore della Fondazione Tls — scatta con queste 1.500 dosi e l’invio del protocollo di sperimentazione al ministero e al comitato etico. A fine dicembre o a inizio gennaio potrà partire la sperimentazione sui soggetti sani, per dimostrare che gli anticorpi monoclonali sono sicuri, a fine febbraio la sperimentazione su soggetti malati, a marzo ci saranno i risultati e poi l’attesa del via libera degli enti preposti. Realisticamente nella primavera 2021 le 200 mila dosi saranno a disposizione del governo».

Gli anticorpi potranno curare i malati di Covid in attesa del vaccino, che richiede procedure complesse e tempi molto più lunghi. «In sintesi — afferma Paolini — con 200 mila dosi di anticorpi si possono curare 200 mila persone e nel giro di 3-4 giorni avere la risposta dell’organismo, mentre per avere una copertura vaccinale occorrono in Italia almeno 50 milioni di vaccini. E 200 mila dosi non sono poche, basta pensare che dall’inizio della pandemia in Italia i positivi sono stati 995 mila in tutto». Le due strade sono complementari, non in concorrenza, non c’è alcuna competizione tra vaccino e anticorpi, «anzi, neppure tra la nostra ricerca sugli anticorpi e quella portata avanti, con mezzi superiori ai nostri, da grandi gruppi». «La domanda di cura e di vaccino sarà molto superiore alla capacità di produzione — conclude — e ben vengano le varie iniziative. Abbiamo dimostrato di giocarcela con tutti, anche da Siena, una realtà “marginale” rispetto ai grandi centri di ricerca mondiale. Sarà importante in futuro sostenere la ricerca e il nostro sistema sanitario. Non ricordarsi di quanto questi settori siano strategici per il nostro Paese e per la salute solo quando c’è l’emergenza…».

 

Corriere Fiorentinocorrierefiorentino.corriere.it