Mps-Unicredit, la Borsa ci crede ma sulle nozze è scontro politico

I titoli corrono sull’ipotesi di fusione. gli analisti: più rischi che opportunità
francesco spini
La suggestione piace a Piazza Affari. La prospettiva di un’integrazione del Monte dei Paschi in Unicredit mette le ali al titolo senese, che balza dell’8,32%, a 1,12 euro, e sospinge pure piazza Gae Aulenti, con un più 3,2%. La fuga di notizie, però, le indiscrezioni che nel fine settimana hanno riacceso i fari sull’ipotesi, fatalmente, hanno finito per dare un colpo di freno al piano stesso. Hanno rivitalizzato lo scontro politico tra chi, buona parte dei 5 Stelle, vuole mantenere pubblica la banca e chi, dentro il ministero dell’Economia – che peraltro ha subito smentito le voci – non ha mai smesso di lavorare per risolvere la grana senese attraverso una fusione con il colosso milanese. E hanno ampliato il fronte sindacale contrario a una mossa che, sulle prime, metterebbe in conto per lo meno 6 mila esuberi. In ogni caso se le rose fioriranno non sarà a brevissimo. Roma potrebbe chiedere la proroga di un anno rispetto alla scadenza di primavera 2022 per uscire o scendere di molto nel capitale senese. Per ora si lavora a definire il piano di rafforzamento patrimoniale a valle dei rischi legali che gravano su Rocca Salimbeni per circa 10 miliardi.
Ieri un cda straordinario – dopo gli accantonamenti per altri 410 milioni, decisi settimana scorsa a fronte della condanna in primo grado inflitta gli ex vertici Profumo e Viola – ha proseguito l’analisi per ulteriori azioni e sul conseguente rafforzamento del capitale. Si lavora sulle modalità e sugli strumenti di tale rafforzamento, ormai necessario: in campo c’è un’emissione Tier1 da 700 milioni (cifra chiesta dalla Bce) cui aggiungere dell’altro. Si parla da giorni di un aumento da 1,7 miliardi che potrebbe arrivare a 2,5 miliardi e dell’utilizzo di crediti fiscali. Se la messa a terra dell’operazione appare complicata, possibile che una stretta, sul punto, arrivi giovedì quando il Monte, tra l’altro, licenzierà i conti dei nove mesi. L’opzione Unicredit, però, si scontra con difficoltà evidenti. L’ad Jean Pierre Mustier non sembra pronto a sconfessare la sua linea «niente fusioni» per un operazione di cui, in banca, faticano a vedere il razionale, nonostante qualche apertura dentro il consiglio. Gli analisti sembrano dar ragione al manager francese. Equita legge nel piano «più rischi che opportunità» per Unicredit, «con conseguente aumento del profilo di rischio e impatto negativo sulla valutazione». Tra i sindacati, dopo lo stop preventivo della Fabi, anche la Uilca alza disco rosso.
«Il ministro Gualtieri convochi le organizzazioni sindacali del credito per fare il punto sulla situazione di Mps», dice il segretario generale Massimo Masi. Secondo il sindacalista «l’attuale ad, Guido Bastianini, sta facendo un ottimo lavoro e ogni eventuale operazione deve passare anche dal giudizio del top management della banca senese. Considerando la situazione economica e pandemica che colpisce l’Italia, e non solo, non credo sia questo il tempo delle fusioni».
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