Montepaschi, Profumo e Viola condannati a sei anni per i derivati

Colpevoli di aggiotaggio per la contabilizzazione di alexandria e santorini nella semestrale 2015
gianluca paolucci
Alessandro Profumo e Fabrizio Viola condannati a sei anni per i bilanci di Mps. Più l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici e 2 anni dagli incarichi aziendali.
La sentenza di primo grado del tribunale di Milano arriva a sorpresa, nel pomeriggio, dopo che la procura aveva prima chiesto l’archiviazione e poi, nel dibattimento avviato dopo l’imputazione coatta decisa della procura generale, l’assoluzione per i due ex manager dell’istituto e per l’ex presidente del collegio sindacale, Paolo Salvadori (condannato a tre anni e sei mesi).
«Credo di aver sempre operato per il bene delle aziende per cui ho lavorato – ha detto Profumo –. Pertanto, sono davvero sorpreso dalla sentenza del Tribunale di Milano. Sorpreso e amareggiato. Con questa serena convinzione e nella più totale fiducia nell’operato della magistratura ricorrerò in appello per vedere riconosciuti gli sforzi profusi durante il mio impegno in Mps».
I due manager sono stati ritenuti colpevoli – e multati per 2, 5 milioni ciascuno – di aggiotaggio e false comunicazioni per la prima semestrale del 2015 della banca e assolti invece per i bilanci 2013 e 2014, mentre per il 2012 è scattata la prescrizione. «Leggeremo con attenzione le motivazioni e senz’altro presenteremo appello contro una sentenza che consideriamo sbagliata. Abbiamo sempre creduto nel corretto operato dei nostri assistiti», ha commentato Adriano Raffaelli, uno dei difensori di Profumo e Viola.
Soddisfatte le parti civili. Giuseppe Bivona, consulente di parte civile e «grande accusatore» di Profumo e Viola, che opponendosi alla richiesta di archiviazione, formulata a suo tempo dalla Procura, è stato determinante per la celebrazione del processo: «Siamo contentissimi per questa sentenza, non avevamo mai avuto nessun dubbio sulla colpevolezza degli imputati».
L’accusa riguarda la contabilizzazione nei bilanci della banca dei derivati Alexandria e Santorini, ovvero i titoli al centro dello scandalo che, nel 2013, ha innescato la crisi dell’istituto adesso controllato dallo Stato.
Leonardo, il gruppo del quale adesso Profumo è amministratore delegato, ha spiegato in una nota in serata che malgrado la condanna «non sussistono cause di decadenza dalla carica ed esprime piena fiducia nella sua azione auspicando un percorso di continuità».
Le reazioni sono arrivate anche dal mondo politico, con i Cinquestelle che hanno sottolineato come il ruolo attuale di Profumo in Leonardo sia incompatibile con una condanna in primo grado. «Può, per opportunità politica, continuare a guidare un’azienda come Leonardo? Secondo me no – ha detto Alessandro Di Battista –. Ecco perché insistemmo mesi fa sul punto delle nomine». Mentre Barbara Lezzi ha parlato di «imbarazzo» per la scelta del governo Pd-M5S di chiamare un imputato alla guida dell’ex Finmeccanica.
La sentenza di condanna rappresenta un punto a favore delle oltre 4 mila parti civili e di quanti stanno chiedendo a Mps di essere risarciti per le perdite subite dai loro investimenti. «Ci aspettiamo che la banca e la presidente Grieco si attivino immediatamente per fare l’azione di responsabilità nei confronti di Profumo e Viola e propongano un’azione risarcitoria nei confronti delle banche estere Deutsche Bank e Nomura», ha chiesto Bivona.
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