Giani: da Gkn un oltraggio allo Stato. E i sindaci chiedono l’aiuto di Draghi
Le istituzioni alzano un muro dopo le parole dell’Ad: «Solo l’intervento del premier può dare la svolta»
Marzio Fatucchi
Di fronte ad una posizione dura, nessun passo indietro. Le parole dell’Ad Andrea Ghezzi, pubblicate ieri dal Corriere Fiorentino , hanno confermato la volontà dell’azienda di chiudere la fabbrica di Cambi Bisenzio e licenziare tutti i dipendenti. Per i vertici dell’azienda fiorentina c’è solo il suo piano di «mitigazione», come base di discussione: cassa integrazione per cessazione, sostegno al ricollocamento dei dipendenti, un advisor per reindustrializzare. La risposta della Fiom è altrettanto drastica. «Se l’azienda vuole un confronto tolga dal tavolo i licenziamenti e apra una discussione col sindacato — scrive il segretario fiorentino Daniele Calosi — Altrimenti ci vedremo in Tribunale il 9 settembre a discutere il ricorso che abbiamo presentato per atteggiamento antisindacale». Se il giudice del lavoro accettasse la contestazione della Fiom, la procedura avviata da Gkn decadrebbe.
«Il loro atteggiamento è oltraggioso nei confronti dello Stato italiano, che ha fatto della tutela dei lavoratori uno strumento fondamentale nei primi articoli della Costituzione» quasi urla al telefono il presidente Eugenio Giani, convinto che l’azienda abbia «voluto scavalcare tutta la normativa e giurisprudenza sul lavoro e dei diritti dei lavoratori, chiudendo da un momento all’altro: non lo possiamo accettare. Qualsiasi base di discussione deve partire dalla revoca dei licenziamenti e dall’avvio di una procedura che, certo, può portare a una cassa integrazione ma non per cessazione. Se accettassimo il metodo Gkn, chiudere a chiave e andare via, creeremmo un precedente devastante».
È proprio quel «precedente» a cui fa riferimento anche il sindaco di Firenze, Dario Nardella, che chiama in causa il presidente del Consiglio Mario Draghi: «Solo un intervento autorevole e ultimativo del premier può dare una svolta alla vicenda. L’intervista di Ghezzi mostra che tipo di soggetto abbiamo davanti: non dà la minima importanza al territorio e ai diritti dei lavoratori. Questa è una vicenda unica, ingiustificata, diversa da Bekaert o Whirpool e per questo è necessario l’intervento del premier: va evitata una escalation».
Lo chiede anche il sindaco di Campi, Emiliano Fossi, l’intervento di Draghi, assieme a quello del ministro (leghista) allo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti: «Prendano in mano la vertenza: la sfida della transizione ecologica non può essere una scusa, bisogna che il pubblico sia in prima linea per guidarla e indirizzarla, tutelando le persone. La finanza si difende da sola, anche grazie a leggi sbagliate: dobbiamo invertire la rotta». Per Fossi le parole dell’Ad della Gkn «svelano come la scelta di chiudere non abbia niente a che fare con questioni industriali ma solo col profitto degli azionisti di Melrose: l’azienda si dice disinteressata alle risorse europee per la transizione del settore auto». D’altra parte Merlose, fondo che detiene la Gkn, ha come raod map vendere entro cinque anni le proprie acquisizioni, per fare profitto. E in una fase di crisi, con il mercato automotive e spazio (altro ramo Gkn) in sofferenza, uno degli strumenti per dare agli azionisti i 15 pence promessi è tagliare i costi. Il fronte politico non si spacca: chiedono la revoca dei licenziamenti sia il Pd Dario Parrini che Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana: «Intervista arrogante». Gli operai della Gkn intanto proseguono la loro mobilitazione: oggi distribuiranno le bandiere che hanno chiesto a tutti di mettere alle finestre e saranno a Napoli alla Whirpool.
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