Mens Sana Basket sequestrati i beni degli ex vertici della spa fallita.

Il tribunale di Firenze ha accolto il ricorso del curatore: congelato un patrimonio di 33 milioni a garanzia dei creditori della società senese
Mens Sana, nuovo rovescio. I beni degli ex amministratori della storica società di pallacanestro sponsorizzata dal Monte dei Paschi finiscono sotto sequestro. Con un’ordinanza che porta la data di ieri, la sezione specializzata in materia di impresa del Tribunale di Firenze ha accolto il ricorso per sequestro conservativo promosso dal curatore del fallimento della Mens Sana Basket, assistito dall’avvocato Gherardo Soresina. Un sequestro su tutti i beni mobili e immobili degli ex amministratori e sindaci della società fallita.
Il Tribunale ha in pratica autorizzato il sequestro conservativo fino all’importo di 33.477.826,26 su tutti i beni mobili e immobili dei signori Ferdinando Minucci, Paola Serpi, Luca Anselmi, Cesare Lazzeroni, Giorgio Maggiorelli, Romano Rossi, Luca Ciurlia, Olga Finetti, tutti ex consiglieri di amministrazione della Mens Sana Basket dal 2006 al 2014, e dei signori Graziano Costantini, Roberto Lusini e Giorgio Moscadelli, che hanno costituito il collegio sindacale della società.
La richiesta di sequestro conservativo è stata fatta con l’azione di responsabilità proposta dal curatore fallimentare, assistito
da Soresina, contestando ad ex amministratori e sindaci « plurime condotte inadempienti nella gestione della società sportiva che hanno provocato un danno al patrimonio sociale ed ai creditori » quantificato proprio nei 33 milioni e passa euro.
Di questi, quasi 23 sono riferiti «all’ammontare complessivo delle somme distratte dalle casse sociali e corrisposte alla società Essedue Promotion sas, a fronte di fatture oggettivamente inesistenti per il periodo dal 2006 al 2012». Poco più di 8 milioni sono riferibili « alle sanzioni fiscali da cui la società è stata gravata a fronte di illeciti tributari, per avere realizzato un sistema di pagamento dei propri tesserati che consentiva di ridurre ( fittiziamente) i normali costi di gestione, ma che in realtà era assolutamente illecito e, dunque, per aver sistematicamente evaso le imposte dal 2006 fino al 2012 » . Mentre 2,6 milioni si riferiscono invece «alla perdita integrale del patrimonio sociale subita nel periodo in cui la società si trovava in una situazione di scioglimento » . Il Tribunale di Firenze ha ritenuto dunque che la richiesta del curatore sia fondata.
Fonte: La Repubblica. www.repubblica.it/