“McCarrick giurò il falso a Wojtyla” Svolta nel caso di pedofilia più spinoso

Il Vaticano pubblica il rapporto sull’ex arcivescovo di Washington: “Errori, sottovalutazioni e bugie. Così divenne cardinale”

Domenico Agasso jr

Giurando in una lettera di non avere «mai avuto rapporti sessuali con alcuna persona, maschio o femmina, giovane o vecchio», Theodore McCarrick, colpevole di abusi sessuali e pedofilia, riuscì a ingannare Papa Wojtyla e a diventare cardinale a Washington. Favorito da omissioni e sottovalutazioni di altri vescovi. È quanto emerge dal «Rapporto» di 460 pagine redatto dalla Segreteria di Stato vaticano per volontà di papa Francesco. L’indagine, che contiene i racconti di violenze «traumatizzanti», è iniziata dopo l’estate 2018, durante le settimane di fuoco dell’invettiva di monsignor Carlo Maria Viganò, l’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti e capofila dell’opposizione più dura al pontificato di Francesco. La nomina di McCarrick a Washington nel 2000 e la concessione della porpora nel 2001 avvengono quando già sono emerse voci di attività sessuali con un prete, lettere anonime su pedofilia con suoi «nipoti» (era chiamato lo «zio Ted»), la condivisione del letto con giovani adulti nelle residenze vescovili e con seminaristi nella casa al mare nel New Jersey.
Accuse riassunte in una comunicazione del cardinale arcivescovo di New York, John O’Connor, al nunzio nell’ottobre 1999 e comunicate a Papa Wojtyla. Il Pontefice polacco, dopo l’iniziale scelta di non promuovere McCarrick, cambia idea e a novembre lo nomina all’arcidiocesi della Capitale, a due passi dalla Casa bianca, sede cardinalizia. Alla base dell’inversione di rotta, l’inchiesta del nunzio monsignor Gabriel Montalvo, che ha interpellato quattro vescovi del New Jersey: i presuli non hanno confermato «una qualche cattiva condotta sessuale», fornendo informazioni «non accurate e incomplete». E poi, soprattutto, la lettera di McCarrick a Stanislaw Dziwisz, segretario del Papa, in cui nega di avere mai avuto rapporti sessuali con chicchessia, e tanto meno di avere compiuto abusi. Giovanni Paolo II crede alla sincerità della missiva, probabilmente condizionato anche dall’esperienza «in Polonia, relativa al ricorso a false accuse contro i vescovi per minare il ruolo della Chiesa».
Benedetto XVI prolungherà di due anni il mandato dell’Arcivescovo. Ma sulla base di nuovi dettagli accusatori, alla fine del 2005 la Santa Sede chiede a McCarrick di dimettersi. I due anni successivi sono quelli dei memorandum di Viganò, in servizio in Segreteria di Stato, le cui preoccupazioni sono condivise dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, senza però che Papa Ratzinger intraprenda la via del processo canonico – non ci sono ancora accuse credibili di abusi sui minori – ma solo l’indicazione a McCarrick di «mantenere un basso profilo e ridurre al minimo i viaggi».
Con papa Francesco, McCarrick è già pensionato e in età avanzata. Rare sono le occasioni in cui si fa cenno a Bergoglio delle «indicazioni» su McCarrick. In sostanza, «Francesco non vide la necessità di modificare la linea adottata». Fino a che, nel giugno 2017, l’arcidiocesi di New York apprende la prima accusa conosciuta di abuso sessuale su un minore, a inizio anni ’70, che una volta ritenuta credibile porta Francesco a togliere la porpora a McCarrick e poi a spretarlo.
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