Giovanni Tizian e Emiliano Fittipaldi
Il leader di Italia viva e Lucio Presta sono indagati dalla procura di Roma. L’indagine verte sui rapporti economici e i bonifici da quasi 750mila euro versati dall’agente delle star all’ex premier per il documentario Firenze secondo me e alcuni contratti per la cessione di diritti d’immagine. L’accusa: «Fatture relative a operazioni inesistenti, Presta e il figlio Niccolò (anche lui indagato, ndr) hanno realizzato usando costi occulti del risparmio fiscale alla politica».
Nuova tegola giudiziaria su Matteo Renzi. L’ex premier è infatti indagato per finanziamento illecito e false fatturazioni insieme al manager dei vip Lucio Presta. Domani ha scoperto che la procura di Roma ha iscritto il leader di Italia Viva nel registro degli indagati qualche settimana fa, in merito a un’inchiesta sui rapporti economici tra Renzi e l’agente televisivo.
Al centro dell’indagine ci sono i bonifici del documentario “Firenze secondo me”, che finirono nel 2019 in una relazione dell’antiriciclaggio della Uif.
Chi vi scrive due anni fa, sull’Espresso, segnalò come Presta, per il progetto televisivo andato in onda su Discovery, girò a Renzi quasi mezzo milione di euro, una cifra che appariva fuori mercato. Non solo se rapportata alle somme pagate da conduttori di fama come Alberto Angela, ma anche messa a confronto con quanto incassato dai Presta da Discovery: se al tempo fonti interne all’emittente rivelarono che il documentario presentato dal politico era stato comprato per poche migliaia di euro, oggi si scopre che l’Arcobaleno Tre (la società di Presta e del figlio Niccolò – anche lui indagato) ha fatto a Discovery una fattura da appena mille euro, che tra l’altro non risulta ancora incassata.
|
|
I soldi ottenuti dall’amico Presta, già organizzatore della Leopolda, servirono invece a Renzi, nell’autunno del 2018, a restituire parte del prestito da 700mila euro che aveva ricevuto dalla famiglia Maestrelli per l’acquisto della villa di Firenze. Un prestito anomalo che finì nelle maglie dell’antiriciclaggio (i soldi furono bonificati dai Maestrelli attraverso il conto corrente dell’anziana madre, e da qui finirono su quelli dei Renzi). In quel caso non fu aperta alcuna inchiesta: la procura di Firenze non ravvisò gli estremi del finanziamento illecito, nonostante nel bilancio 2018 dell’azienda di Riccardo Maestrelli – da cui partì la provvista per il prestito dato ufficialmente al politico dall’anziana madre di Riccardo – non era segnalato come vuole la legge sul finanziamento alla politica.
Presta, al tempo, si giustificò dicendo che per lui l’operazione “Firenze secondo me” era un investimento nel tempo e che i diritti sul documentario avevano a suo giudizio un valore economico di rilievo e insindacabile. Renzi dal canto suo ha sempre spiegato che non è affar suo se Presta vuole pagarlo con cachet simili a quelli di Benigni o di Giancarlo Giannini.
|
|
https://www.editorialedomani.it/