“Maastricht, 30 anni dopo”, su LCP-Public Sénat: autopsia di un punto critico in Francia

Un thriller politico imperdibile, decifrato dai suoi attori principali, su un sondaggio dalla posta in gioco colossale che si è giocato sul filo.

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LCP-SENATO PUBBLICO – SABATO 5 FEBBRAIO ORE 21 – DOCUMENTARIO

“Non proibisco nulla. Dico solo “Dobbiamo ratificare”. » E quando François Mitterrand vuole… In questo mese di agosto 1992, il presidente, per quanto indebolito politicamente e fisicamente, decide di partecipare alla campagna referendaria sul Trattato di Maastricht. Per il risultato che sappiamo: vittoria strappalacrime, 20 settembre – sì al 51,04%.

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Quello che forse abbiamo dimenticato d’altra parte, e che fa da cornice al documentario di questa sera, è con quale combinazione di circostanze e con quali trucchi ha raggiunto i suoi scopi… Ma anche con quali gravi conseguenze a lungo termine, come tanto sui partiti, fratturati, come con un elettorato che si sentiva preso in giro. Una magistrale lezione di politica.

Innanzitutto il contesto: il documentario inizia con la firma del trattato, il 7 febbraio 1992. A poco più di due anni dalla caduta del muro di Berlino , il 9 novembre 1989, Helmut Kohl è il Cancelliere (1982- 1998) di riunificazione. Poi, le colossali poste in gioco del trattato per i dodici paesi firmatari: abbandono della sovranità monetaria, scomparsa delle monete nazionali, creazione di una moneta unica, di una banca centrale, libera circolazione dei capitali, delle merci e delle persone…

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Tanti i motivi che fanno dire al RPR Philippe Séguin, il 5 maggio 1992 all’Assemblea Nazionale: “Non lo vogliamo. Davanti a un emiciclo sparso, in questo giorno del disastro della partita di calcio dei Furiani in Corsica (19 morti), ribatte. Due ore e mezza dopo, i tempi si sono riempiti: «Basta cavilli, è giunto il momento di intercettare il nostro popolo sulla questione europea. Forzare la mano a François Mitterrand, che inizialmente non aveva pensato a un referendum sull’argomento.

Partiti e opinioni divise

La scommessa è rischiosa: i partiti e l’opinione pubblica sono divisi. “Il divario sinistra-destra si sovrappone al mantenimento della moneta unica del divario franco; Europa o Europa delle nazioni” , riassume François Hollande. Elisabeth Guigou, ministro degli Affari europei (1990-1993), ha tentato una campagna sul campo, prima di essere raggiunta da… Valéry Giscard d’Estaing.

Di fronte a tale disordine, François Mitterrand prende il comando e organizza il suo faccia a faccia televisivo con Philippe Séguin nel grande anfiteatro della Sorbona a Parigi, momento clou del film. Un duello di “una patetica dimensione umana” , sottolinea Lionel Jospin, allora ministro dell’Educazione nazionale.

Lionel Jospin era allora Ministro dell'Educazione Nazionale.

Si giocava con così poco… Il giorno dopo le elezioni, “il dubbio è apparso subito nel campo del sì” , indica Jean-Luc Mélenchon, incarnazione della sfiducia politica che, a poco a poco, altererà la rappresentanza democratica. . Il 1 gennaio 2002  , giorno del passaggio all’euro, Lionel Jospin entra in una panetteria sorridente davanti alle telecamere per comprare una baguette, e si confonde nelle banconote, volendo pagare 7 euro per una baguette a 7 franchi .

Maastricht, 30 anni dopo , di Mickael Moreau e Dimitri Queffelec (Fr., 2021, 52 min). Ritrasmesso il 6 febbraio alle 13:00; replica dal 7 febbraio su Publicsenat.fr .

 

« Maastricht, 30 ans après », sur LCP-Public Sénat : autopsie d’un point de bascule en France

 

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