INTERVISTA
Guerini: «Bersani vuole rincorrerli? Avrà la sindrome di Stoccolma»
Onorevole Lorenzo Guerini, pentiti di esservi impantanati nelle sabbie mobili delle trattative sulla coalizione senza sortire nulla se non un calo nei sondaggi? «Sicuramente la discussione sulle alleanze non appassiona i cittadini. D’ora in avanti dobbiamo valorizzare il lavoro fatto e quello che faremo per cambiare il paese. E più si avvicinerà il voto più sono certo che i sondaggi avranno un’inversione di tendenza». Pisapia finora vi ha fatto perdere punti, non vi ha aiutato.O no? «Pisapia è una figura significativa per il nostro mondo, ha tentato di unificare forze di centrosinistra, vanificato dalle scelte di Liberi e Uguali, e ha preferito fare un passo indietro. Ma quando il paese sarà chiamato a scegliere tra centrosinistra e avventurismi di destra, non mancherà di far sentire la sua voce a sostegno della coalizione». L’immagine che ne esce è di un Pd isolato da cui fuggono tutti i pezzi grossi. Perché il brand Pd si è così indebolito? «Stiamo parlando di pezzi di ceto politico che hanno deciso di accasarsi diversamente per mozioni ideali, o in altri casi per mero posizionamento». Si riferisce per caso anche al presidente Grasso? «Beh, ognuno risponde alla propria coscienza e della propria coerenza». Visto che i sondaggi vi danno al 24 per cento con la sinistra al 6, è chiaro che questa scissione vi fa pagare un prezzo salato. Sarà così anche nei collegi? «Stiamo ripetendo da settimane che la sfida nei collegi sarà tra noi, i cinque stelle e il centrodestra a trazione salviniana. Voti diversi rischiano di essere dispersi: andrebbero a formazioni che non avrebbero alcuna possibilità di vincere i collegi. Un voto di una forza dal 6 per cento rischia di non andare da nessuna parte. E mi lasci aggiungere una cosa». Prego… «Quel voto a Bersani, D’Alema o Grasso a che scopo viene chiesto? Per governare con chi? Prima o poi ce lo dovranno spiegare. Hanno fatto la scissione dicendo che volevano rafforzare il centrosinistra, ma in realtà rischiano di indebolirlo». Bersani ha detto che dopo il voto è pronto a parlare con i cinque stelle.. «Mi pare una sintomatologia da sindrome di Stoccolma». Cercherete un accordo per non candidare i vostri big nei loro collegi preferiti, chiedendo pari trattamento, o sarà guerra totale? «Candideremo, insieme alla coalizione, le figure migliori collegio per collegio». Sulle banche avete gridato vittoria ma dopo la notizia dell’altra indagine sul padre della Boschi siete stati costretti a ripiegare. Giusta questa strategia su dossier che riservano ogni giorno sorprese? «Cerchiamo di mettere le cose in chiaro. Ciò che è avvenuto in questi anni credo sia evidente a tutti: qualcosa non ha funzionato nel sistema bancario. Ci sono state malversazioni e comportamenti oggetto di indagine della magistratura. Dopodiché, accanto al perseguimento di eventuali reati compiuti, abbiamo il dovere di verificare cosa non ha funzionato nei sistemi di controllo per rafforzare al meglio gli strumenti di prevenzione del sistema. Mi pare che il lavoro della commissione d’inchiesta stia dimostrando che l’esigenza di approfondire sia più che giustificata. Nessuno confonde le guardie con i ladri, ma anche su come ha funzionato l’opera delle guardie credo sia giusto verificare». Davvero Renzi ha digerito la lezione del referendum e non vuole giocare la partita da solo? «Mi pare che lo abbia già detto pubblicamente, riferendosi ai possibili errori compiuti durante la campagna referendaria. Lavoriamo con una proposta corale in termini di coalizione e di personalità da spendere nella competizione, a partire dal premier e dai ministri, oltre che del segretario». Nel Pd c’è chi lo implora di investire Gentiloni del ruolo di guida della coalizione. Sarebbe una mossa giusta? «Arretrare sarebbe una mossa sbagliata. Renzi non è solo il segretario del Pd in virtù di un risultato congressuale, ma anche perché la sua è una leadership riconosciuta nel paese. E se guardo alle alternative in campo nella destra e nei cinque stelle, mi pare che questa percezione sia ulteriormente confermata».
La Stampa – Carlo Bertini – 11/12/2017 pg. 1 ed. Nazionale.