«Locali vuoti Creare un Fondo immobiliare».

IL RISCHIO di desertificazione del centro storico? I consiglieri del gruppo ‘Per Siena’, Vanni Griccioli, Massimo Mazzini e Pierluigi Piccini propongono in una mozione la possibile ‘ricetta’ per combattere questa tendenza, ovvero l’istituzione di un Fondo immobiliare ad apporto pubblico. La normativa in vigore prevede l’apporto di immobili o diritti reali immobiliari da parte dello Stato e/o di altri enti pubblici nonché da società interamente possedute, anche indirettamente, dagli stessi soggetti in fondi di investimento immobiliare – scrivono i consiglieri comunali –. Ai fini delle imposte sui redditi, gli apporti effettuati nei confronti di questa categoria di fondi immobiliari non dà luogo a redditi imponibili (ovvero a perdite deducibili) in capo all’apportante, indipendentemente dalla natura giuridica di quest’ultimo e dalla tipologia di attività svolta». «TALE FONDO appartiene alla categoria dei Fondi comuni di investimento – continuano i consiglieri – nei quali il diritto al rimborso delle quote viene riconosciuto ai partecipanti solo a scadenze predeterminate in tre anni (periodo minimo) e trenta (periodo massimo), ovvero non superiore al termine della durata della società di gestione del risparmio che l’ha istituito». Inoltre la mozione fa riferimento alla «situazione in cui si trova il territorio con riferimento ai numerosi immobili (di diverse proproprietà) che hanno dismesso le funzioni originarie o che sono bisognosi di essere recuperati». Per questo «si impegnano la giunta e il sindaco a verificare la possibilità di istituire dei Fondi Immobiliari ad apporto pubblico e, nell’eventualità che tale ipotesi risultasse fattibile, di dare seguito alla costituzione del Fondo in tempi rapidi, viste le necessità del territorio». A SPIEGARE meglio i contenuti della proposta è lo stesso Piccini: «L’idea è mettere insieme una serie di immobili vuoti, e procedere all’immissione di titoli a cui riconoscere un determinato interesse. Abbiamo fatto uno studio – sottolinea – che garantisce un’elevata redditività all’operazione: in pratica questi immobili possono essere ristrutturati e reimmessi sul mercato. L’operazione determina pertanto il realizzo delle plusvalenze (o minusvalenze) risultanti dalla differenza fra il costo fiscale dei beni apportati e il corrispettivo del conferimento». E ancora: «Dal momento che non tutti i possibili sottoscrittori si fidano delle banche – continua Piccini – i soggetti deputati a tali operazioni potrebbero essere il Comune anche enti come la Fises, spostando sul privato quella che era una sfera d’azione pubblica. A complicare la situazione a Siena, la mancanza del Piano operativo, cioè dello strumento urbanistico che individua la destinazione d’uso di ogni immobile. Chiediamo quindi all’amministrazione comunale – conclude Piccini – di procedere al più presto in questo senso». C.B.