Lo strano derby del pd

Tra Leopolda e Conte

 

di Franco Camarlinghi

 

Dario Nardella è stato a lungo identificato con Matteo Renzi. Il tempo passa e il sindaco di Firenze, a poche ore dall’inizio della Leopolda, non poteva trovare modo più efficace di segnalare la sua attuale emancipazione dal renzismo che quello di disertare l’apertura del raduno, a causa della presentazione di un libro. E che libro! Nientemeno che «Un amore chiamato politica» del nuovo astro della letteratura Luigi Di Maio, a tempo perso ministro degli Esteri e fino a ieri nemico acerrimo della casta, ma anche della storia, della geografia. Il luogo della presentazione è la Libreria Rinascita di Sesto Fiorentino. L’insieme di tutte queste cose induce a qualche riflessione. Nardella, comunque la voglia mettere, nel preferire la discussione con l’ex capo dei 5 Stelle all’incontro con i partecipanti al raduno di Matteo Renzi, dà l’idea di identificarsi con le posizioni che in Renzi vedono se non un nemico un ostacolo per la costruzione di quel campo largo che Enrico Letta intende coltivare. Probabilmente, per la storia che ha alle spalle, l’attuale primo cittadino di Firenze fa una certa fatica a pensare che i seguaci di Grillo possano far parte di un campo riformista, largo o stretto che sia. È vero che l’interlocutore che troverà nella libreria di Sesto non ha difficoltà a passare da ammiratore dei gilet gialli a rappresentante di qualsivoglia posizione moderata, purché il posto sia salvo! Ma è su queste basi che si potrà davvero costruire un’area di governo contro il sovranismo e il populismo?

È con chi è stato fieramente sovranista e populista, cioè i 5 Stelle, che si potrà davvero reggere la sfida che attende l’Italia e l’Europa? E poi con chi altro fare questo campo largo che non faccia la fine dell’Unione di Prodi? Forse l’esperimento è proprio a Sesto, dove il Pd è finito a sostenere un sindaco che lo aveva umiliato e che capeggia l’opposizione allo sviluppo dell’aeroporto, un progetto sostenuto dal Pd e in primis da Firenze? Nardella se ne tira fuori, come se ormai ci fosse un partito distinto in ogni città o paese e dice di non capire le critiche che gli ha fatto Renzi. Certo non è neanche facile districarsi nelle contraddizioni di Renzi, di una vicenda politica come la sua che difficilmente ritroverà la possibilità di un consenso che ormai da tempo ha dimostrato di non poter riconquistare. Ciò non vuol dire che questa Leopolda non vada seguita con attenzione, perché al di là dello stile di Renzi e dell’assedio da cui è circondato sul piano mediatico e giudiziario, rimane notevole la capacità dell’ex sindaco di Firenze di porre questioni di rilievo. Può benissimo darsi che l’ex rottamatore riesca ancora una volta a rottamare anche sé stesso, ma conviene lo stesso ascoltare. Nardella alla Leopolda ci andrà sabato: dopo la conversazione con Luigino, qualcuno che gli racconti il venerdì lo troverà senz’altro.

 

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