POLITICA 2.0 Economia & Società
Da una prima e parziale lettura sull’offerta dei partiti ai loro elettori con le liste presentate ieri vengono fuori alcune conferme e qualche sorpresa. La conferma è che i candidati sono- nella maggioranza dei casi il prodotto di un legame di fedeltà con il leader. Niente di nuovo, appunto. Ma resta una domanda: davvero questa volta riusciranno a centrare l’obiettivo di avere un gruppo parlamentare disciplinato agli “ordini” dei capi? Nella scorsa legislatura è accaduto che Bersani, con il tradimento dei 101, si dovette dimettere da segretario abbandonato anche dai suoi. Ed è accaduto anchea Silvio Berlusconi, non solo nel 2013 dopo la sua condanna, ma anche nelle precedenti legislature. Insomma, il primo ad aver inventato la formula del partito “personale” oggi ampiamente imitato è il primo testimonial di comei calcoli sulle liste possano essere disfatti dai giochi parlamentari postvoto. Nonostante i precedenti, anche questa volta i capipartito provano a blindarsi prima del 4 marzo e sarà ancora più interessante vedere se la blindatura reggerà con i meccanismi di questa nuova legge elettorale, prevalentemente proporzionale. Le scomposizioni e ricomposizioni parlamentari, infatti, potrebbero essere ulteriormente agevolate da un sistema che ricorda la prima repubblica. Non a caso si continua a parlare di larghe intese, non a caso nessuno parla più di candidato premiere nessuno si sente vincitore. Solo il centrodestra ha la più alta probabilità numerica di vincere, ma è numerica perchè la distanza politica tra Berlusconi e Salvini resta forte. L’altra sorpresaè che non ci sono i grandi duelli, quelle competizioni dirette, come invece avevano annunciato i grandi big della partita, da Salvini a Renzi a Di Maio. Alla fine ciascuno si è scelto il suo posto, quello dove è più sicuro di massimizzare i voti, senza rischiare troppo. Infine, gli immancabili riciclati. La sorpresa, in questo caso,è trovarli nei5 Stelle, una forza politica che ha nel suo Dna e nel suo Statuto la sanzione contro chi cambia casacca.E invece ieriè accaduto che alla presentazione ufficiale delle liste grilline, abbia debuttato l’ammiraglio in congedo Rinaldo Veri ma è anche capitato che sia stato costrettoa un ritiro precipitoso perché già eletto in una lista civica guidata dal Pd. Un paradosso ma non l’unico. L’altro caso è stato Nicola Cecchi, un renziano fino allo scorso anno quando faceva campagna per il sì al referendum, ma che il 4 marzo sfiderà proprio Renzi nel suo stesso collegio.Dice di essere stato deluso dal leader Pd ma pure lui avrà deluso più di un elettore 5 Stelle.
Il Sole 24 Ore – Lina Palmerini – 30/01/2018 pg. 6.