Lega, sui 49 milioni truffati allo Stato una carta coinvolge Salvini e Maroni.

Tra i documenti all’esame della Procura spunta una tabella che riepiloga le somme di finanziamento pubblico incassate dal Carroccio quando la segreteria passò ai successori di Bossi (condannato in primo grado con Belsito). L’attuale vice premier e l’ex governatore hanno sempre negato responsabilità nella gestione di quei fondi
Nel 2014 la Lega, ad alcuni mesi guidata da Matteo Salvini come segretario, incassò parte dei 49 milioni di rimborsi elettorali ai quali ora la procura di Genova sta dando la caccia perché oggetto di una truffa. Secondo la sentenza del tribunale che in primo grado ha condannato Umberto Bossi e il tesoriere Francesco Belsito, sono soldi che devono tornare nelle casse dello Stato. Il leader leghista, nel frattempo diventato ministro dell’Interno e vicepremier, ha sempre preso le distanze da quei denari sostenendo,  senza fornire spiegazioni dettagliate, che lui non ne sa nulla se non che “sono stati spesi in dieci anni”. Una presa di distanza condivisa, se non nei toni almeno nella sostanza, con il suo predecessore alla guida del Carroccio, Roberto Maroni.

“Repubblica” è venuta in possesso di un documento contenente date e informazioni che contraddicono la tesi di Salvini.
Il documento fa parte di un dossier depositato in procura sul quale sta lavorando la Finanza, proviene dalle memorie difensive di Bossi e Belsito (il processo di secondo grado che li vede imputati è appena iniziato) e sostiene che Maroni e Salvini presero in carico, nel loro ruolo di segretari, almeno una parte dei soldi ai quali danno la caccia, anche all’estero, i finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Genova. All’origine ci sono i “mastrini” ovvero i prospetti delle operazioni di dare e avere del conto ufficiale del Carroccio, in particolare le annotazioni dei rimborsi ottenuti dalla Lega che chiariscono come Maroni e Salvini incassarono quote dei rimborsi riferiti a elezioni dell’epoca in cui il numero uno della Lega era Bossi.

Nel dettaglio: il 31 luglio e il 27 ottobre del 2014, il segretario Salvini riceve i rimborsi per le elezioni regionali del 2010 per oltre 800 mila euro. Il documento indica Salvini, non ancora segretario (lo diventerà il 7 dicembre di quell’anno), come referente di rimborsi incassati anche nel luglio del 2013 per le elezioni della Camera. Complessivamente sono 851.601,64 euro. Certo non sono i 12 milioni e 946 mila euro finiti nelle casse della Lega (sempre per rimborsi rientranti nel periodo della truffa compiuta da Bossi e Belsito) quando il segretario era Roberto Maroni, ma secondo la procura sono comunque sufficienti per sostenere che l’attuale segretario della Lega incassò e amministrò una parte di denaro che la Finanza sta cercando di ritrovare.

La procura, che dopo una serie di pronunce discordi è stata alla fine autorizzata dalla Cassazione a procedere al sequestro dei soldi della Lega (fino ad oggi la Finanza è riuscita a mettere le mani solo su un paio di milioni di euro), sospetta che una parte di quei 49 milioni abbia seguito percorsi “carsici” fra l’Italia, il Lussemburgo e ritorno. Un viaggio iniziato con la segreteria di Maroni e proseguito con quella di Salvini.

L’ipotesi investigativa è che una decina di milioni di euro dopo essere stati depositati presso la Sparkasse di Bolzano vennero dispersi fra alcune fiduciarie riconducibili a soggetti vicini alla Lega per poi rientrare, nel 2016, in un conto di “transito” della Cassa di Risparmio di Bolzano. In quello stesso anno Sparkasse investe dieci milioni di euro nel fondo di investimento lussemburghese Pharus Management. Nel gennaio di quest’anno tre di quei milioni compiono il percorso inverso per rientrare nei depositi della banca. Secondo la procura, che si muove anche sulla base di una segnalazione delle autorità del Lussemburgo all’anti riciclaggio di Bankitalia, quelli sono i soldi dei rimborsi truffa. Ma Gerhard Brandstaetter, presidente di Sparkasse replica sicuro: “Quei milioni erano parte del portafoglio della banca, non appartenevano a nessun cliente e tanto meno alla Lega”.
Sparkasse è stata perquisita e ora i finanzieri e gli ispettori di Bankitalia stanno cercando le tracce informatiche che permettano di collegare quei rimborsi contenuti nei “mastrini” agli investimenti lussemburghesi.

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