Agricole lancia l’Opa su Creval Adesso tocca alle altre banche

Il gruppo guidato da Maioli diventerà sesto sul mercato Si apre la strada alle operazioni Bpm-Bper e Unicredit-Mps
di Andrea Greco
e Vittoria Puledda MILANO — Con un’accelerazione tipica delle fasi critiche il sistema bancario sta ridefinendo la sua nuova geografia. Ora mancano “solo” Mps, grande indiziata per finire nelle braccia di Unicredit, e il Banco Bpm, probabile futura sposa di Bper. Soprattutto dopo la mossa, appena annunciata, del Crédit Agricole, che ha lanciato un’offerta totalitaria su Creval. Mossa certo non a sorpresa da tempo i francesi hanno una quota azionaria e una partnership assicurativa nella piccola banca valtellinese – ma non scontata, visti i rumors proprio sul Banco Bpm. «L’operazione ha una cornice chiara a livello generale, la riorganizzazione del sistema bancario in Europa e in Italia – spiega Giampiero Maioli, amministratore delegato di Crédit Agricole Italia – e uno specifico nella nostra storia particolare: la relazione con il Creval era già molto soddisfacente ma il mercato ci sta indirizzando verso maggiori economie e sinergie di scala, che ci hanno portato verso questa operazione».
Ieri Crédit Agricole Italia ha lanciato l’offerta sul capitale della banca di Sondrio a 10,5 euro per azione. Un premio corposo rispetto alle quotazioni, che il mercato ha prontamente riconosciuto al titolo (+ 23,73% tra scambi record e chiusura a 10,75 euro, leggermente sopra il prezzo d’Opa). L’Opa amichevole ma non concordata – prevede un esborso massimo di 737 miloni di euro, e sinergie che il mercato stima in circa 150 milioni. L’offerente invece prevede un ritorno sugli investimenti superiore al 10% in tre anni, un accrescimento degli utili per azione dal 2022 e il raggiungimento della sesta-settima posizione, secondo gli indicatori, nel mercato bancario nazionale, con una quota praticamente raddoppiata in Lombardia (rispetto al punto di partenza dell’Agricole) e circa 3 milioni di clienti (oltre 5 con risparmio gestito e credito al consumo). Si prevede che l’operazione, finalizzata alla fusione, si concluda in maggio, dopo le autorizzazioni di rito. Fin d’ora il gruppo francese può contare sul 15% di Creval: il 5,4% circa che il fondo Algebris s’è impegnato a consegnare e il 9,8% detenuto. Resta da capire cosa farà Dumont, primo socio Creval col 9,9%.
L’ultima avance francese in Italia sancisce il congelamento del negoziato informale con Banco Bpm (per quanto ieri Maioli abbia detto: «Mai aperto altri tavoli») arenato sullo scoglio della governance, anche per la poca affinità che nei colloqui è emersa tra Maioli – per cui s’ipotizzava il ruolo di presidente – e l’ad del Banco Giuseppe Castagna che avrebbe dovuto restare alla guida.
Ora i francesi sembrano lasciare a quattro istituti italiani il completamento del giro di fusioni avviato da Intesa su Ubi in febbraio. Il quadro temporale lo ha, di fatto, definito il Tesoro, che nella legge di bilancio ha concesso per tutto il 2021 un incentivo che trasforma incerte attività fiscali delle aziende che si aggregano in crediti fiscali (quindi, patrimonio). Un comma scritto per le banche: soprattutto Mps, di cui il Tesoro ha il 68,5% e che ha 3,7 miliardi di euro di queste attività. Siena è uno degli snodi cruciali del risiko bancario: il compratore più accreditato sembra Unicredit, che malgrado tutte le smentite starebbe negoziando le condizioni per comprare Mps a “impatto zero” sul proprio capitale. La prospettiva potrebbe comportare nuovi esborsi per la mano pubblica, che quasi 6 miliardi di euro ha immolato a Siena. Ripristinare il patrimonio di Mps comporterà, da gennaio, un aumento di almeno 2,2 miliardi, in gran parte a cura del Mef, da aggiungere ai 3 miliardi netti di dote fiscale in caso di fusione (se il decreto sarà legge).
Per Banco Bpm la strada segnata ora va verso Reggio Emilia, anche se finora non risultano colloqui neppure informali con Bper. Gli addetti ai lavori non vedono troppi ostacoli: si tratterebbe, anche qui, di scegliere chi farà l’ad (Castagna sembra favorito sull’ad emiliano Alessandro Vandelli), e di ridurre la concentrazione di sportelli in Lombardia. Il ponte di comando potrebbe essere l’Emilia: sia per la preminenza di Unipol, che resterebbe primo azionista vicino al 10%, sia per i multipli di Borsa che favoriscono Bper.
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