L’arte di New York con il virus si è trasferita negli Hamptons

 

  • Fino a poco tempo fa artisti e vacanzieri potevano passare del tempo in molte zone degli Hamptons e delle comunità circostanti a prezzi contenuti. Ora la situazione è radicalmente cambiata.
  • Gli Hamptons sono diventati ultra alla moda e di conseguenza costosi. La tenuta di Warhol, che aveva comprato per 225mila dollari, recentemente è stata sul mercato per 85 milioni di dollari. I prezzi degli immobili sono saliti alle stelle e ci sono negozi e ristoranti di lusso.
  • Grazie alla gentrificazione e, più recentemente, all’esodo urbano provocato dalla pandemia, sono comparsi spazi espositivi temporanei delle maggiori gallerie di New York. Come sempre, il mercato dell’arte segue il denaro.

Per lungo tempo le zone balneari di Long Island, a due ore e mezza di auto a est di Manhattan, sono state luoghi importanti per gli artisti. Nel 1945 Jackson Pollock e Lee Krasner si trasferirono in una piccola casa di campagna con un fienile (ora un memoriale), dove Pollock dipinse le sue opere più famose. Willem de Kooning si costruì uno studio nel 1963, dove visse fino alla fine della sua vita. E Andy Warhol aveva una proprietà a Montauk, una località all’estremità dell’isola, spingendosi oltre per quarantacinque minuti di macchina. Fino a poco tempo fa artisti e vacanzieri potevano passare del tempo in molte zone degli Hamptons e delle comunità circostanti a prezzi contenuti. Ora la situazione è radicalmente cambiata.

Secondo il piano regolatore, aree piuttosto grandi restano comunque ancora riservate all’agricoltura. E così si vedono i contadini alle fermate degli autobus. Ma gli Hamptons sono diventati ultra alla moda e di conseguenza costosi. La tenuta di Warhol, che aveva comprato per 225mila dollari, recentemente è stata sul mercato per 85 milioni di dollari. I prezzi degli immobili sono saliti alle stelle e ci sono negozi e ristoranti di lusso.

Quando i ricchi vanno in vacanza può capitare che comprino opere d’arte. Grazie alla gentrificazione degli Hamptons e, più recentemente, all’esodo urbano provocato dalla pandemia, sono comparsi spazi espositivi temporanei delle maggiori gallerie di New York. Come sempre, il mercato dell’arte segue il denaro. E il Parrish Art Museum, il museo dedicato a questo mondo dell’arte, il cui grande attuale edificio è stato inaugurato nel 2012, è una grande istituzione aperta tutto l’anno.

DALLE CITTÀ ALLA CAMPAGNA

Da un secolo e mezzo le più importanti esposizioni d’arte contemporanea sono state nelle città. Tanta dell’arte più prestigiosa – ad esempio le scene parigine di Camille Pissarro, i dipinti dei futuristi, i paesaggi urbani di Ernst Kirchner e la Pop art americana – nasce in risposta diretta agli ambienti urbani. Poi negli anni Ottanta i dipinti geometrici astratti di Sean Scully rispecchiavano i ritmi urbani di downtown Manhattan. L’energico scambio di visuali della città davvero spesso informa l’arte, anche senza che ci sia un’allusione esplicita a quell’ambientazione. Spesso giovani artisti ambiziosi fioriscono nell’atmosfera implacabile della città. Anche la vita delle gallerie è competitiva. A New York è facile vedere varie esposizioni nell’arco di una breve passeggiata.

Il modo in cui comprendiamo l’arte spesso è una funzione non solo di ciò che è in mostra in galleria, ma di ciò che vediamo immediatamente prima e dopo aver lasciato lo spazio espositivo. Lo spostamento in un ambiente rurale è quindi un cambiamento drammatico. In particolare due gallerie di Long Island sono relativamente grandi: Hauser & Werth/Southampton e Pace/East Hampton. La prima ha esposto i dipinti narrativi dell’illustre pittore nero americano Henry Taylor (1 luglio-1 agosto 2021), la seconda ha presentato le opere astratte del noto artista coreano Lee Ufan (22 luglio-8 agosto 2021).

Altre gallerie di East Hampton sono piccole e presentano opere relativamente minori. La Galleria Berggruen ha esposto i dipinti di Julian Lethbridge e le sculture in miniatura di Carl Andre (9 luglio-8 agosto 2021). Skarstedt ha presentato ventidue piccoli dipinti di Warhol (8 luglio-7 agosto 2021). E Kurimanzutto out east, una grande galleria con sede a Manhattan e Città del Messico, ha esposto le opere di Gabriel Orozco (15 luglio-25 luglio 2021).

PREMI E MOSTRE

Quattro mostre d’arte hanno risposto in modi diversi e fantasiosi a queste nuove ambientazioni bucoliche. Il premio per l’esibizione più ingegnosa è assegnato a due contendenti a pari merito. Greene Naftali/East Hampton ha esposto una selezione di opere di artisti legati alla galleria in una piccola casa di campagna (estate 2021). Sulla strada non c’è segnaletica a indicare il nome della galleria. Né c’è un indirizzo, per quanto abbia potuto vedere. Per arrivarci occorre contattare la galleria e richiedere un appuntamento. Si guida poi per una lunga strada, si parcheggia sul retro e occorre attendere per essere ammessi nei due spazi, di proporzioni domestiche, arredati in modo splendido. Qualche chilometro a est, al The Ranch di Montauk, una stalla per cavalli è stata trasformata in una galleria d’arte. Tra le altre, recentemente questa galleria ha presentato una personale di lavori nuovi di Peter Halley.

Nella parte ovest dell’edificio rurale si trovano le sculture realizzate per assemblaggio di oggetti ritrovati dallo scultore pluripremiato Daniel Lind Ramos. Nel livello superiore sono esposti i dipinti della surrealista e cineasta austro-americana Renate Druks (1921-2007), una figura di culto descritta dalla galleria come «un anello mancante tra Leonora Carrington e Leonor Fini» (24 luglio-24 agosto). In questo luogo spettacolare c’è un maneggio funzionante nella parte est dell’edificio.

Il premio per l’esibizione più ambiziosa va alla galleria Michael Werner/East Hampton, che ha esposto sessanta disegni di Paul Cadmus (1904-1999) piacevolmente appesi in modo fitto (1 luglio-8 agosto 2021). Cadmus è un famoso pittore americano i cui disegni, spiega il sito internet, mostrano «amici famosi e luoghi gay-friendly da Fire Island a Maiorca» e «quarant’anni di ritratti amorevoli del suo ultimo amante, Jon Anderson». Questa mostra, degna di un museo, è stata un eccellente e accurato tributo a un artista coraggiosamente indipendente.

Il premio per un commento politico efficace va invece al Parrish Museum, che ha esposto The Land Claim di Tomashi Jackson, una storia politica essenziale di un’artista nera di questa regione (11 luglio-7 novembre 2021). Presentando le esperienze passate o contemporanee di famiglie indigene, nere e latine, l’esposizione mostra come i problemi di alloggio, trasporto, sostentamento, migrazione e agricoltura tocchino queste comunità in questa era di gentrificazione. È presentata in magnifiche gallerie con soffitti alti e pareti bianche progettate dallo studio svizzero Herzog & de Meuron.

Il Parrish Museum, il cui grande edificio attuale è stato inaugurato nel 2012, si concentra sulla storia di questo mondo dell’arte. La mostra The Land Claim risponde in modo critico alla storia recente di questa regione. Quando è stata aperta, a partire dal gennaio 2020, ha iniziato un ampio dialogo con le famiglie locali indigene, nere e latine. La conversazione con un membro della Shinnecock Nation sull’appropriazione della terra ha ispirato il titolo della mostra. La mostra si suddivide in quattro parti distinte: una parte audio all’aperto che presenta queste interviste, nell’atrio del museo un’installazione a finestra in vinile e un dipinto; nella prima galleria ci sono altri sei dipinti grandi e, infine, nella galleria successiva, una stanza piena di materiali d’archivio. Gli audio e l’archivio raccolgono materiali grezzi che sono alla base della creazione della finestra e dei suoi dipinti. Il Parrish Museum offre tra l’altro la possibilità di vedere l’esposizione Roy Lichtenstein: History in the Making, 1948–1960 (dal primo agosto al 24 ottobre).

ESPERIMENTO IN EVOLUZIONE

Il mondo delle gallerie e dei musei di Long Island è un affascinante esperimento in evoluzione. Questa regione balneare ha un paesaggio molto bello e le risorse economiche necessarie per sostenere un mondo dell’arte vivace. La domanda è quindi se sarà possibile creare una scena caratteristica in ambiente rurale. Proprio come New York ha un caratteristico mondo di gallerie d’arte, diverso da quello di Londra o Parigi, forse gli Hamptons daranno vita a una propria attività espositiva particolare. Forse gli artisti di qui risponderanno alle caratteristiche visive di questo ambiente, che sono molto diverse da quelle di New York. Lo scorso anno Lee Ufan ha scritto una frase meravigliosa che compare sul sito della Pace: «Il virus è artistico per il fatto che la paura e la confusione causate dalla sua natura incomprensibile fanno sembrare il mondo nuovo». Potrebbe volerci ancora un po’ di tempo tuttavia per vedere cosa se ne faranno di questo improvviso cambiamento i nostri curatori creativi e galleristi ambiziosi.