L’amore di Houellebecq

Salone Lo scrittore annuncia il nuovo romanzo. «Concludere un libro è come una depressione post parto»

 

«È meglio della verità: la penso come Dostoevskij su Cristo». Poi aggiunge: mi sfuggono i personaggi femminili, ma li scoprirò

di Cristina Taglietti

TORINO Affondato in un giaccone grigio, sguardo mite, voce bassa, risposte rapsodiche, Michel Houellebecq arriva sul palco del Salone di Torino con un po’ di ritardo, sciogliendo l’apprensione dei lettori che conoscono l’imprevedibilità dell’abrasivo autore di Serotonina. Che ieri ha voluto smentire la fama di scrittore difficile (anche per le controversie che i suoi libri hanno portato con sé) e giocare al mite uomo di mezza età. Sorride, si stupisce guardando l’interprete che traduce le sue parole nella lingua dei segni («è la prima volta che ne vedo una dal vivo»), dice di non voler essere né una star né un guru, conferma che per lui il supermercato è quanto di più vicino al paradiso sia stato creato nel XIX secolo, permette al pubblico di fare domande. «Le persone violente nei libri, di solito sono molto tranquille nella vita privata perché la scrittura è liberatoria. Non bisogna fidarsi di chi appare dolce nella scrittura», spiega.

Marco Missiroli, che lo ha scelto per il premio Mondello internazionale e dialoga con lui, lo abborda circospetto, prima di abbandonare cautele e soggezioni: «Come sta?». «Tutto sommato bene, un po’ stanco perché ho appena finito un libro» dice svicolando con un sorriso ulteriori approfondimenti: «È troppo complicato parlarne. Concludere un libro è deprimente, un po’ malinconico, come una depressione post parto. Ho parlato spesso male di Nietzsche, ma devo dire che il paragone tra scrivere un libro e una gravidanza è giusto». Houellebecq dice di essere più bravo a inventare personaggi che storie, di non immedesimarsi mai, ma di affezionarsi a loro, sia quando legge che quando scrive. Ammette una mancanza: «Mi sfugge un po’ il personaggio femminile, ma lo scoprirò, prima o poi».

Missiroli lo definisce un pesce ibrido, a metà tra scienza e letteratura, e lo invita a raccontare Houellebecq prima di Houellebecq, cioè prima di Estensione del dominio e della lotta, uscito nel 1994. «È una storia lunga perché sono vecchio — risponde con ironia —. Dico solo che era nell’epoca in cui si pubblicavano ancora poesie, cosa che ora non si fa più. Dopo Estensione ho avuto un buon periodo: ero ancora uno scrittore promettente, non troppo polemico perché non avevo abbastanza successo per permettermi di esserlo. Il successo, e le polemiche, sono arrivati con Le particelle elementari».

Missiroli ricorda che Houellebecq è il cognome della nonna con cui lo scrittore da bambino ha vissuto nella campagna francese e fa riferimento all’assenza dei genitori durante l’infanzia: «In genere i bambini sono felici, anche quando magari la vita è insopportabile. È quando si invecchia che si diventa fragili. Quando ero piccolo non avevo paura di niente e quindi non mi lamento di quegli anni. E poi l’amore si prende quando c’è, non si guarda da dove proviene».

E quando Missiroli fa riferimento al cuore nero «conradiano» che sta al centro dell’amore nei romanzi di Houellebecq, «un amore sempre tenebroso, quasi mangiato», lo scrittore riesce a spiazzare: «Per me l’amore ha lo stesso ruolo che può avere Dio per Dostoevskij. Lui dice: se anche Cristo si sbagliasse è meglio essere con Cristo che con la verità. Lo stesso vale per l’amore». Un tema, quello dell’amore, che lo spinge a parlare di Schopenhauer, filosofo amato da molti scrittori francesi: «C’è un passaggio magnifico in cui, a differenza di tanti altri colleghi che lui prende in giro, come Kant, afferma che l’amore esiste. Se non esistesse non si potrebbe parlarne così tanto nei libri, nelle poesie, nell’arte. E poi Schopenhauer dice che l’amore è fondamentalmente di origine sessuale e questo è importante per avere figli: la domanda su chi verrà dopo di noi è fondamentale».

Houellebecq vuole smentire chi (compreso Missiroli) sostiene che nei suoi romanzi c’è troppo sesso. «Non è vero. Se si va a contare il numero delle pagine si vede che non è così» e scherzando sfida (vincendo) Missiroli ad aprire una pagina a caso di Le particelle elementari. «Comunque — continua — faccio due ipotesi su questa idea che ci sia molto sesso nei miei libri: una che io sia bravo a descriverlo, ipotesi seducente ma non vera; l’altra che il fatto di descriverlo in modo incongruo e brutale, privo di aspettative erotiche, colpisce». Forse, suggerisce Missiroli, perché per Michel Houellebecq la sessualità è biologia, chimica. «Questo irrita alcuni: c’è poca psicologia». Houellebecq fa l’elenco degli autori amati («gli stessi di quando avevo 15 anni: Dostoevskij, Pascal, Baudelaire»), dice di aver letto molti filosofi ma di non essere in grado di scrivere un saggio. Conferma di preferire lavorare dall’una di notte al primo caffé del mattino: «Di giorno abbiamo troppi problemi, è di notte che il nostro spirito è libero».

Ama seguire la politica: «Mi interessano le strategie, le lotte, il non detto. Voi italiani lo potete capire visto che avete prodotto Machiavelli. Le presidenziali del 2017 sono state più affascinanti di un film». È sicuro di che cosa succederà alle elezioni del prossimo anno: «Non ci sarà nessuna sorpresa, vincerà Macron al secondo turno, contro un candidato forte della destra, che non sarà né Éric Zemmour né Marine Le Pen».

 

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