La Val d’Orcia e il sogno unionista«Cinque realtà, un solo Comune».

Raccolta firme per fondere Pienza, Montalcino, Radicofani, Castiglione e San Quirico. Sindaci divisi

Jori Diego Cherubini

 

Pienza Per tanti turisti la Val d’Orcia è un sogno, per loro che ci abitano il sogno è unirla. Per questo hanno fondato il comitato «Per il Comune della Val d’Orcia», che si batte per unire sotto un’unica amministrazione Castiglione d’Orcia, San Quirico, Pienza, Radicofani, e, nella visione più ottimistica, Montalcino. Per questo, su internet, è partita una raccolta di adesioni destinata ai cittadini dei cinque Comuni. «In base alle risposte — spiega Glauco Guidotti, coordinatore del comitato e imprenditore — capiremo meglio dove andare. Il nostro intento, che oltrepassa le appartenenze politiche, è quello di portare la popolazione a esprimersi attraverso un referendum, una proposta a cui deve aderire il 10 per cento dei cittadini dei Comuni (è il limite stabilito dalla Regione per indire un referendum, ndr)». Agli «unionisti» piacerebbe coinvolgere anche Montalcino, che un anno fa «inglobò» San Giovanni d’Asso, ma «anche senza Montalcino arriveremmo a una popolazione di circa 9 mila abitanti: un Comune piccolo, ma più forte sulle politiche di area — dice Guidotti — in particolare si avvertirebbe un notevole progresso per l’intero settore turistico, un ritorno di immagine che andrebbe a vantaggio del territorio, un miglioramento amministrativo, e, non ultimo, ingenti incentivi economici», cioè i fondi stanziati dalla Regione per i Comuni che si uniscono. Ma cosa ne pensano i sindaci dei comuni interessati? Claudio Galletti, primo cittadino di Castiglione d’Orcia, taglia corto e si dichiara «totalmente contrario a ogni ipotesi di fusione» e Francesco Fabbrizzi, fascia tricolore di Radicofani, rincara: «Non siamo interessati né come amministrazione, né come comunità, né come partito (Pd, ndr): il progetto avrebbe poco senso, non si capisce chi ne farebbe parte e alcuni paesi resterebbero senza rappresentanza; il territorio diventerebbe ingestibile, con più di venti frazioni e distanze siderali: a sud lambisce i confini del Lazio, mentre a nord tocca Val di Merse e Crete Senesi». Possibilista invece Fabrizio Fè, sindaco di Pienza: «Il Comune unico può essere un’idea, ma prima bisogna capire se esiste il consenso da parte dei cittadini, e soprattutto non avere come principale motivazione i fondi derivanti da Stato e Regione, che poi andrebbero equamente divisi, non senza difficoltà, tra i vari Comuni». L’unica convintamente «unionista» è Valeria Agnelli, sindaco di San Quirico d’Orcia: «Guardo a questa prospettiva con molta attenzione e non capisco chi prende posizioni nette. Nel nostro caso l’aggregazione può essere un’opportunità per riavviare il progetto del Parco artistico e naturale della Val d’Orcia, la società inizialmente creata per l’inserimento del territorio tra i siti Unesco, che finora non ha portato i risultati dovuti, perché, con la gestione di cinque sindaci diventa difficile procedere con decisione. Siamo divisi dal campanilismo e dalle priorità dei nostri confini più che da quelli della Val d’Orcia». E prova a rassicurare gli altri sindaci: «L’identità della nostra magnifica valle — dice Agnelli — è conservata nella storia, e non basta una riorganizzazione amministrativa per cancellarla». Basterà per convincerli?

 

Sabato 4 Novembre 2017 Corriere Fiorentino.

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