LA TOSCANA APPESA AL PD CHE NON SCEGLIE.

Che cosa sta succedendo nel Pd toscano? Ieri Massimo Vanni ha raccontato su Repubblica che il responsabile degli enti locali Stefano Bruzzesi sarebbe stato fatto fuori dal segretario regionale Dario Parrini perché avrebbe sostenuto l’intenzione di sostituirlo con Monia Monni, una renziana più soft della cui candidatura al vertice locale del partito si era parlato per qualche giorno alcune settimane fa. Tutto poi sembrava rientrato anche grazie alle smentite che le voci avevano raccolto, ma evidentemente la cenere non si era affatto spenta. Magari Parrini smentirà, ma la sostanza non cambia: dopo le sconfitte subite nelle ultime Comunali, il segretario del Pd toscano sta concentrando su se stesso onori e oneri per giocarsi il tutto per tutto nella partita delle Amministrative della prossima primavera, quando si voterà a Pisa, Siena e Massa. È quanto di fatto ci ha detto lui stesso nell’intervista di ieri sul Corriere Fiorentino, alla domanda sulle sue mancate dimissioni dopo le sconfitte a Pistoia e Carrara. L’uscita di scena di Parrini, dunque, ci sarà semmai l’anno prossimo. È una delle poche certezze scaturite dal colloquio. Per il resto Parrini ha adottato una tecnica da vecchia volpe della politica: risposte generiche, appelli alla buona volontà, promesse di aggiustamenti di rotta. Molto in stile Prima Repubblica. Le questioni centrali restano due: gli equilibri tra il Pd e Rossi in Regione, dopo che il governatore ha guidato la scissione di Mdp, e gli equilibri interni al Pd nelle città, in primo luogo in quelle più vicine alle urne. Sul primo punto Parrini si è limitato a chiedere a Rossi di farla finita con gli attacchi «personalistici» contro Renzi e a sollecitare un’accelerazione dell’attività di governo per la seconda metà della legislatura regionale, annunciando la formazione di think tank capace di dare nuovi contributi di idee e soluzioni. Che dire? Difficilmente il governatore potrà mettere la sordina al dissenso politico con il suo ex segretario a meno di un anno dalle Politiche, nelle quali Mdp verificherà la propria consistenza numerica in diretta concorrenza con il Pd. Sul governo regionale, invece, prima di darsi un’accelerata forse si dovrebbe decidere quali strade percorrere perché è chiaro a tutti che finora la Regione non è riuscita a risolvere nessuna delle crisi economico-produttive che dovevano costituire il filo rosso di questi anni. E di una crescita ritrovata. Il think tank pensato da Parrini, inoltre, si poggia su ottimi studiosi, ma non avrà ricette preconfezionate da offrire: è probabile che il suo sia un apporto prezioso in vista delle prossime Regionali più che uno strumento immediato di governo. Sulle città c’è prima di tutto da decidere se andare o no alle primarie per le candidature a sindaco. A Pisa Marco Filippeschi ha esaurito i due mandati e le primarie saranno fatte per forza (con il rischio di lacerazioni profonde tra renziani e non renziani). A Siena e a Massa i sindaci in carica non pensano affatto di passare la mano. Dice Parrini: saranno ricandidati se partito e cittadinanza giudicheranno positivamente il loro operato. Come potranno farlo non si capisce, e forse non a caso. L’impressione è che Parrini non sappia affatto come sbrogliare la matassa, resa più intricata dai contrasti nella componente filo-Renzi. A Siena l’ex sindaco di Chiusi e consigliere regionale Stefano Scaramelli sta facendo il diavolo a quattro contro Bruno Valentini. Ma per fare che cosa? Con quale progetto di città? È una battaglia di idee? O una guerra di puro potere personale? Siena non ha certo bisogno di questo.

Paolo Ermini

 

Giovedì 10 Agosto, 2017 CORRIERE FIORENTINO.