La sorpresa di Renzi a Rignano, una ripartenza (con il padre).

Rignano sull’Arno «Rignano, la Parigi del Valdarno». Dopo la batosta incassata dal Pd di Rignano alle amministrative di giugno, i democratici provano a ripartire con una Festa de l’Unità (con il giornale fondato da Gramsci chiuso però da mesi) versione grandeur e una finta locandina in cui il paese natale di Matteo Renzi viene paragonata alla capitale francese, anche puntando sul progetto dei piccoli battelli che potrebbero fare al spola tra Rignano e l’altra sponda dell’Arno, nel Comune di Reggello dove c’è «The Mall», il mega outlet del lusso che sforna utili da capogiro.

È da qui, dopo aver avvertito all’ultimo minuto, che il segretario nazionale del Pd ha deciso di ripartire dopo una lunga pausa estiva servita per ricaricare le batterie in vista di una lunga campagna elettorale. Ad aspettare Matteo Renzi allo stadio della Rignanese ci sono il babbo Tiziano e la presidente della Regione Friuli, Debora Serracchiani. Gli obiettivi delle macchine fotografiche sono rivolti proprio su Renzi senior, che si destreggia tra il forno delle pizze, la cucina ed il girarrosto. Inutile chiedergli come si senta dopo che sono emerse le notizie della falsificazione delle intercettazioni dell’inchiesta che lo vede ancora indagato per il caso Consip: «Beati voi che avete ancora una professione — dice sorridendo ai cronisti il padre dell’ex premier — Io sono un pensionato e ora mi riposo». All’indomani della clamorosa sconfitta del Pd, con il sindaco uscente Daniele Lorenzini che ha fatto il bis con una lista civica dopo aver lasciato i Democratici, Renzi senior aveva mandato una mail a tutti per annunciare il suo addio alla vita politica. Un annuncio rimasto tale, visto il suo impegno alla festa di partito.

Per Matteo Renzi una pizza a tavola con gli amici di sempre, compreso il deputato e responsabile giustizia del Pd David Ermini, e con il padre Tiziano che si tiene a distanza. È una impresa anche estorcere una dichiarazione a Renzi junior, che però sembra aver definitivamente (chissà?) abbandonato i toni del rottamatore. Tutto mentre anche in Toscana, roccaforte del renzismo, si iniziano a vedere crepe rilevanti. Per fare un esempio basta pensare al caso Livorno, dove una nutrita fronda bipartisan (che comprende cioè anche alcuni dirigenti renziani) del Pd è in rivolta contro i vertici regionali dem, a cui chiedono un congresso anticipato per rinnovare i segretari comunali e provinciali e non farsi trovare impreparati alla sfida del 2018, quando il Pd dovrà tentare di strappare la città ai grillini. «Vale a livello nazionale e anche per la Toscana — è l’unica frase che esce dalla bocca di Renzi dopo le foto con i volontari nelle cucine — ora si apre una fase elettorale in cui tutti dobbiamo abbassare i toni e stare uniti».

Anche perché, sempre per rimanere in Toscana, tra le partite c’è quella non scontata di Pisa («Abbiamo fatto un accordo per candidare a sindaco Federico Gelli» ha detto Renzi ridendo assieme al deputato) e dopo Livorno, dove il segretario regionale Dario Parrini per ora non sembra intenzionato a cedere sui congressi anticipati, si è aperta un’altra crepa in Val di Cornia, dove oltre agli scontri interni, la mancata soluzione della crisi delle acciaierie ex Lucchini sta avendo ripercussioni politiche forti. Tanto che un gruppo di renziani si sta alleando con la corrente del ministro Orlando — che ieri a un’altra Festa dell’Unità, a Firenze, si è detto «preoccupato per lo stato di salute del partito» — piuttosto forte a Piombino, per contrastare l’ex sindaco Anselmi, fedelissimo di Parrini.

Claudio Bozza

 

  • Venerdì 1 Settembre, 2017
  • CORRIERE FIORENTINO