La società in questione è la Stp, che si occupa di “servizi forniti da dottori commercialisti” e “altre attività di consulenza amministrativa”. La sede legale si trova a Bergamo in via XX Settembre, stesso indirizzo dove hanno sede altre società dell’orbita Di Rubba-Manzoni. All’indirizzo della seconda sede di Clusone della Stp, si trova anche la Vadolive, società della cognata di Di Rubba, segnalata dalla Uif perché dopo aver ricevuto denaro della Lega, dai suoi conti sono usciti i soldi per lo staff comunicazione di Matteo Salvini. Scrive la Uif: “La segnalazione pone in evidenza la costituzione di una società (…) da parte di persone esposte politicamente”. Oltre a questo, l’Antiriciclaggio segnala “operazioni sospette” sui conti di Di Rubba e Manzoni proprio “nel periodo antecedente e prossimo l’addebito degli assegni utilizzati per il conferimento del capitale sociale della Stp”. Società della quale lo stesso Centemero risulterà titolare effettivo. E se da un lato le provviste portate da Di Rubba arrivano, spiega Banca d’Italia, da denaro accreditato sul suo conto da società comunque a lui riferibili, dall’altro, la parte della provvista portata da Andrea Manzoni, circa 10 mila euro, arriva dal denaro pubblico accreditato dalla Camera sul conto intestato al Gruppo Lega-Salvini Premier. Il denaro sarà accreditato il 17 luglio 2018 e fino al 27 luglio il conto della Lega mostrerà solo un movimento in uscita a favore di Manzoni. Conclude la Uif: “La provvista per l’emissione degli assegni circolari utilizzati per sottoscrivere il capitale sociale proviene da entità direttamente o indirettamente riconducibili alla Lega”. In particolare poi “per le quote sottoscritte da Manzoni risultano utilizzati fondi provenienti dal Contributo unico dei gruppi parlamentari”. Denaro pubblico usato da una società di commercialisti. Sottolinea la Uif che “il regolamento della Camera prevede che i contributi sono finalizzati a sostenere gli scopi istituzionali riferiti all’attività parlamentare”. Tra questi, va detto, anche le spese e i trattamenti economici.

Se questi flussi costituiscono reato è un elemento al vaglio della Procura, che dovrà andare oltre gli esperti dell’Antiriciclaggio studiando bene le fatture. La nota spiega inoltre che la Stp di Centemero e Borghesi ha un conto alla filiale Ubi di Seriate, la stessa che ha visto passare diverse società riferibili alla Lega. Qui ha lavorato l’ex direttore Marco Ghilardi che alla Procura ha spiegato i suoi rapporti con Di Rubba e Manzoni, i quali, a detta di Ghilardi, volevano aprire conti per le varie articolazioni regionali della Lega. Un modo, sostiene la Procura, per creare casse esterne al partito. La nota della Uif si conclude con l’ennesima operazione sospetta. La Stp di Centemero, infatti, il 30 ottobre 2018 prenderà accordi con una filiale di Clusone per aprire un conto corrente. Progetto che naufragherà, dopo la richiesta di informazioni da parte dell’istituto di credito. Operazione non eseguita e dunque, spiega la Banca d’Italia “fittizia”. La figura di Centemero è poi legata ad altre operazioni definite “interessanti” dalla Procura. Tra queste gli oltre centomila euro che in due anni, tra il 2018 e il 2019, il tesoriere della Lega, non indagato, versa all’imprenditore Francesco Barachetti, indagato per peculato. Il ruolo di Barachetti, sposato con una donna russa, è ritenuto importante per comprendere il giro del denaro che dalla Lega, attraverso di lui, approda alle società dei commercialisti vicini al Carroccio. Oltre a questo, Centemero rappresenta il collegamento tra l’inchiesta di Milano e quella di Genova che indaga sul presunto riciclaggio dei 49 milioni di euro. Stando a un recente atto inviato dalla Procura di Genova al Parlamento, Centemero (anche qui non indagato) nel 2015 era presente durante il Consiglio direttivo dell’associazione Maroni Presidente quando furono a posteriori modificati i rendiconti dell’associazione per gli anni 2013 e 2014. Un biennio, durante il quale 400 mila euro escono e rientrano dal conto Unicredit della Lega attraverso l’associazione Maroni Presidente. Su quel conto, secondo i pm, furono appoggiati i 49 milioni.