Giuseppe Brescia: «Il Movimento è in crisi da tempo, ora va rifondato. Mai più con la destra»

«Avremmo preferito arrivare ben prima della tornata elettorale a confrontarci con il capo politico reggente Vito Crimi, sappiamo da tempo quanto sia grave la nostra crisi». Così Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari costituzionali alla Camera, parla della riunione congiunta che oggi dovrebbe servire a lanciare gli Stati generali del M5S.

Lei parla di crisi, eppure il Movimento ha incassato l’approvazione della riforma costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari. Allo stesso tempo regredisce fortemente nel voto amministrativo. Come interpreta questo dato discordante?

«Per me il significato del risultato del voto è chiaro: la nostra spinta innovativa è ancora significativa, ma la mancanza di una struttura ben definita non ci consente di essere efficaci a livello locale. Dobbiamo assolutamente correggere questo difetto, ne va del nostro rapporto con i cittadini. Ad ogni modo, lo storico risultato della riduzione del numero dei parlamentari, ottenuto solo grazie alla nostra caparbietà, ci consente ora di apportare ulteriori innovazioni alla struttura istituzionale del paese. Cominceremo dall’abbassamento a 18 anni per l’elettorato attivo del Senato, proseguiremo con la revisione dei regolamenti parlamentari che renderà più efficiente il Parlamento e rivedremo anche la legge elettorale introducendo finalmente un sistema proporzionale che garantisca la rappresentatività, eviti l’eccessivo frazionamento e restituisca ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti».

Ha chiesto insieme agli altri aderenti al gruppo «Parole guerriere» che gli Stati generali indichino la rotta di una struttura organizzativa più tradizionale e solida. Su questo nel M5S ci sono diverse sensibilità. Come dovrebbe svolgersi il processo decisionale?

«C’è bisogno di un confronto schietto, senza tabù, uno spazio dove si possano affrontare liberamente tutti i nodi e ricostruire l’identità del M5S. Dobbiamo poter discutere della proprietà del simbolo, dell’opportunità che la piattaforma Rousseau sia gestita direttamente dal M5S, della possibilità di avere delle sedi territoriali, di una nuova carta di valori, di tutto insomma. Poi, una volta terminato il confronto, si dovrà fare una sintesi, eleggere una nuova governance, possibilmente collegiale, e andare avanti con le idee più chiare. Questo passaggio ormai non è più procrastinabile. Dal nostro avvento sulla scena politica ad oggi è cambiato tutto: dieci anni fa eravamo un movimento fuori dalle istituzioni, oggi siamo al governo del paese. Non ci possiamo più permettere di essere troppo “liquidi”».

La riunione dei parlamentari fissata per questa sera alla Camera serve a convocare gli Stati generali?

«Si discuterà di Stati generali e riorganizzazione del M5S. Speriamo che si tratti di un primo momento di confronto col capo politico reggente Vito Crimi, confronto che col gruppo di “Parole guerriere” avevamo già chiesto diverse volte. Non avevamo bisogno della batosta delle regionali per renderci conto della crisi del M5S. Ma, come si dice, meglio tardi che mai».

La commissione che presiede deve occuparsi anche di decreti sicurezza, dopo il voto Zingaretti è tornato a chiedere di mettere mano a quei provvedimenti. A che punto siamo?

«Nel mese precedente alla pausa estiva abbiamo lavorato settimanalmente alle modifiche, non alla cancellazione, di quei decreti. Abbiamo raggiunto soluzioni equilibrate, credo, come il ripristino e il potenziamento del sistema d’accoglienza e la reintroduzione di alcune importanti forme di protezione. Ora il testo farà il giro dei vari ministeri competenti e poi sarà pronto per essere portato in consiglio dei ministri».

La fase che sta cominciando richiede che diventiate meno «post-ideologici» e che quindi scegliate tra destra e sinistra, come ha detto due giorni fa Roberto Fico?

«Il Movimento 5 Stelle è una forza popolare, che fa del pragmatismo la sua stella polare. A noi sta a cuore solo il bene comune e il progresso sociale e tecnologico del paese. Credo che sia più semplice (anche se non scontato) raggiungere questi obiettivi con forze democratiche che con gente priva di ogni credibilità come Salvini e Meloni. L’ho sempre creduto. Ma serve coraggio! Serve dimostrare, nei prossimi due anni, di sapere governare bene. Abbiamo un’occasione epocale per farlo col Recovery Plan, a quello dobbiamo dedicare tutte le nostre energie».

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