«La rottamazione? Non mi è mai piaciuta» Veltroni in Versiliana.

La sinistra ha fallito? «Sì, ma anche la destra». E perché? «Perché non è facile interpretare questo tempo». Dal caffè dellaVersiliana, Walter Veltroni non nomina mai il Partito democratico, tantomeno Renzi. Anzi, sembra faccia di tutto per schivare l’argomento. Sul finale però scivola sulla battuta. «La parola rottamazione non mi è mai piaciuta. Non si rottamano le persone o le idee». Parla della politica di Trump incalzato dalla domande di Roberto Bernabò, direttore editoriale dei giornali locali del gruppo Gedi, ma alla fine il pensiero va lì, a quel parti to che lui stesso volle e creò dieci anni fa e che adesso si prepara ad arrivare alla stagione congressuale di settembre completamente sfasciato, sia a livello nazionale sia a quello regionale.
TRUMP E LA DESTRA
Ma lui oggi parla «da esterno alla politica nazionale», come dice lui, da giornalista e regista, più che da fondatore del Pd. Da quando ha lasciato la politica attiva nel partito per dedicarsi ai libri e ai documentari è intervenuto solo due volte per temi intra-partito, prima del Referendum e prima dell’assemblea, e solo per ribadire la linea dell’unità. Anche questa volta parla della felicità (il tema del suo ultimo documentario), del terrorismo, della paura, dell’immigrazione,
della sinistra e della destra, perché «ci sono ancora – dice come ci dimostra la politica di Trump», ma sempre fedele alla linea del super partes.
A ascoltarlo c’è una platea piena. Meno dei big della politica, ma comunque ben eterogenea. Gli aficionados della Versiliana, sandali e profumo di balsamo dopo la spiaggia. C’è Massimo Moratti, ma anche Enrico Pieri, presidente dell’associazione dei martiri di Sant’Anna.
IL TERRORISMO
«Bisogna avere chiari gli obiettivi dei terroristi, se vogliamo sconfiggere il terrorismo», dice Veltroni a 24 ore di distanza dall’attentato dell’Isis a Barcellona e ad ancora meno dagli ultimi attacchi in Finlandia e in Germania. Gli obiettivi, quindi. Quelli, dice, studiati anche dell’intelligence italiana negli anni di Piombo per sconfiggere il terrorismo nostrano. «All’epoca funzionò- dice – e
può funzionare anche adesso». Anche se il terrorismo, all’epoca, non era globale come adesso, e anche se non aveva quel protagonista del tutto inedito del martire. Del terrorista per caso, pronto a farsi ammazzare o ammazzarsi per una causa che forse nemmeno è la sua. «I cani sciolti sono più difficili da combattere. Ma si possono eliminare le cellule organizzate, come quelle di Barcellona, pensando a cosa vogliono ottenere». E cosa vogliono ottenere? «La paura anzitutto», dice. «La paura porta autoritarismo». Secondo: «Una mono religione, un meno pensiero». Che poi le due cose vanno di pari passo.
LA CRISI E LA SINISTRA
«La sinistra sia il punto di rugiada tra flessibilità e sicurezza». Lo smarrimento della politica, dice l’ex segretario del Pd, «non è solo un problema della sinistra». Lo è anche della destra. «La destra di Trump né è un esempio: non è più la destra di Bush o di Reagan». Però se la sinistra ha fallito davvero è perché «c’è una difficoltà della politica a interpretare il
nuovo tempo, i cambiamenti che sono al pari della rivoluzione industriale». Le categorie sociali. ad esempio: sparite. «La sinistra è nata come riscatto dei più deboli». Le generazioni precedenti, poi, «avevano un ciclo di vita definito»: studiavano, trovavano lavoro, mettevano su casa, figli, pensione. «Ora, quale di questa situazione rimasta sicura nella vita dei ragazzi? Studiare, e poi?». Compito della sinistra, secondo Veltroni, è quindi «cercare di costruire un punto di armonia tra assetto produttivo e sicurezza».
MIGRANTI «L’Europa ci ha lasciati soli». Sul tema dell’immigrazione Veltroni striglia l’Ue. «L’Europa non ha una visione complessiva e ci ha lasciato abbastanza da soli». Poi si sbilancia, ma non troppo. Non lo dice apertamente, ma forse non disprezza il “vanno aiutati a casa loro” di Renzi, anche se lo dice in chiave di sinistra: «Non si possono aprire porte e far entrare tutti, ci sono equilibri da saper gestire». Però poi «la prima cosa che il mondo deve fare è pensare a quelle aree del mondo in cui c’è un livello di povertà intollerabile». Infine un’altra cosa di sinistra: «Bisogna capire che oggi abbiamo bisogno della manodopera immigrata, per il nostro Pil, per il nostro stato sociale».