Ma se questa drastica cura dimagrante è una necessità, il vero interrogativo è quale nuovo modello di banca sarà efficace. La risposta va cercata in un modello di relazione diverso, basato su relazione digitale e relazione di mercato, che diventano i nuovi codici del rapporto con la clientela retail e con la clientela corporate. La dimensione digitale, fatta di accessibilità diretta attraverso il web, di acquisto trasparente e immediato di strumenti anche complessi (le polizze, i mutui, il credito al consumo), di costi più contenuti e di servizi di pagamento che si articolano in forme diverse, è la modalità di interazione con la clientela in un mondo dei consumi che ormai si sta integrando nel mondo della Rete.
La dimensione di mercato è invece una sfida più complessa, che vede l’abbandono progressivo – ma determinato – della centralità del credito bancario rispetto ad altri strumenti: dal private equity alle obbligazioni e, soprattutto, alla quotazione in Borsa. Meno credito e più mercato per la banca vuole dire meno capitale assorbito e quindi meno pressione sui risultati d’esercizio. Ma per le imprese comporta la rimozione di un grande alibi: il ricorso esclusivo ai prestiti non impone progetti complessi e percorsi di cambiamento, ma soprattutto una buona conservazione dello status quo, per ripagare la banca.
Il ricorso alla finanza di mercato impone insomma di uscire dall’area comfort del rapporto creditizio e di presentare al mercato i propri progetti e le proprie strategie, ripagando l’investitore (di private equity piuttosto che di Borsa), con la crescita. La trasformazione delle banche diventa, quindi, strettamente legata a un cambiamento più ampio del sistema industriale.
*Prorettore Università Bocconi
Corriere L’Economia – Stefano Caselli* – 20/11/2017 pg. 42 N.45 – 20 novembre 2017.