( f.mas. ) Nonostante aiuti di Stato, salvataggi, bailout e il mancato — di fatto — ricorso al bail-in, cioè al salvataggio con i soldi dei creditori e dei depositanti (tranne qualche caso sporadico come quello delle quattro banche italiane Etruria, Marche, CariChieti, CariFerrara), la Grande Crisi ha prodotto una selezione naturale delle banche in Europa. Calcola la Bce nel suo ultimo rapporto sul settore che il numero di istituti presenti nell’Unione Europea (comprendendo in questo anche gli istituti stranieri) è calato di oltre 700, da 3.881 unità di fine 2007 alle 3.154 di fine marzo 2017. Solo nei primi tre mesi dell’anno le banche sparite sono state 13. Si parla di banche in generale, comprendendo sia i grandi gruppi sia le singole istituzioni finanziarie. Anzi il calo è avvenuto in un periodo più limitato di tempo visto che il picco nel numero di banche è stato toccato a fine 2008 con 3.928 istituti. Dentro questo numero c’è di tutto: banche fallite (come appunto le quattro italiane o Veneto Banca e Popolare di Vicenza) e banche acquisite o assorbite per un euro (vedi il Banco Popular in Spagna). Tra maggiori costi dei prestiti interbancari e gli oneri legati alla più stretta regolamentazione affidata per l’eurozona a Danièle Nouy ( foto ) sono state in particolare le banche piccole ad avere la peggio: solo negli ultimi nove mesi sono scomparse più di 140 piccole banche, oggi pari a 2.518. Il panorama dell’Unione comprende poi altre 602 banche di medie dimensioni e soli 34 grandi gruppi.
- Martedì 22 Agosto, 2017
- CORRIERE DELLA SERA