I presidi contro il rientro il 10 gennaio: «Servono due settimane in Dad»

«L’obiettivo del dl approvato mercoledì in Consiglio dei ministri è di tornare a scuola in presenza e sicurezza»: il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ieri ha ripetuto il mantra dell’esecutivo, si torna in classe tra il 7 e il 10 gennaio senza dad.

SULLE NUOVE MISURE per le quarantene dalle elementari in poi (con i vaccinati in classe in autoserveglinza e gli altri in didattica da casa fino a certe soglie, oltre le quali tutti in dad) ha spiegato: «La distinzione deriva dal fatto che è diverso il grado di protezione. Per la fascia 0-5 non ci sono vaccini e bisogna proteggerli, per i 5-11 anni siamo all’11%, i più grandi sono molto più avanti: quasi l’84% ha la prima dose, il 75% ha la seconda». Ieri si sono contati oltre 200mila contagi in un giorno in Italia ma in zona bianca il dpcm di marzo prevede che le scuole siano aperte, in zona gialla e arancione i presidenti di regione posso intervenire ma «nelle aree in cui abbiano adottato misure più stringenti per la gravità delle varianti e nelle zone in cui vi siano più di 250 contagi ogni 100mila abitanti in 7 giorni. O in caso di un’eccezionale situazione di peggioramento del quadro epidemiologico». Le regioni si sono appellate al governo perché ritardi il rientro, stessa richiesta dai sindacati di categoria. Anche i dirigenti scolastici hanno promosso un appello al governo (circa 2mila le firme ieri) per chiedere di posticipare il rientro di due settimane.

LA RIAPERTURA IN PRESENZA è ingestibile dicono tantissimi presidi di tutta Italia. La lettera, prima firmataria Laura Biancato (Itet Luigi Einaudi di Bassano del Grappa) è indirizzata al premier Draghi e a Bianchi: «Stiamo assistendo con preoccupazione all’escalation di assenze. Abbiamo personale sospeso perché non in regola con la vaccinazione obbligatoria e, ogni giorno di più, personale positivo al Covid, che non potrà prestare servizio e nemmeno potrà avere un sostituto. Si parla di numeri altissimi, mai visti prima. Sottovalutare la prevedibile ed enorme mancanza di personale determinerà insolubili problemi». Il rientro così diventa impossibile: «In un momento nel quale è necessaria almeno la minima sorveglianza delle classi (per non parlare della didattica) non sapremo, privi di personale, come accogliere e vigilare su bambini e ragazzi. Ci troveremo nell’impossibilità di aprire i piccoli plessi. La nuova variante colpisce le fasce più giovani, il distanziamento è una misura sulla carta, stanti le reali condizioni delle aule e la concentrazione degli studenti. Sappiamo che il virus si trasmette per aerosol, l’ambiente classe è una condizione favorevolissima al contagio».

PROBLEMA TESTING: «Il protocollo di gestione dei casi grava sulle aziende sanitarie, che non riescono più a garantire rapidità per i tamponi, con conseguente prolungato isolamento degli studenti e del personale. Una programmata e provvisoria sospensione delle lezioni in presenza (con l’attivazione di lezioni a distanza) per due settimane è preferibile a una situazione ingestibile che provocherà frammentazione, interruzione delle lezioni e scarsa efficacia formativa».

SI STIMA che ci siano oltre 200mila studenti positivi tra i 6 e i 19 anni e almeno 20mila tra docenti e personale Ata. L’Associazione nazionale presidi, con il presidente Giannelli, commenta: «La mia proposta era dad fino al primo febbraio e, in questo periodo, aumentare il numero dei vaccinati fra gli studenti, fare testing e distribuire mascherine ffp2». E sul nuovo protocollo per le quarantene: «È complicato da attuare ma, soprattutto, si basa su un presupposto che finora non è risultato veritiero, cioè che le Asl siano in grado di fare con la dovuta celerità tamponi e tracciamento».

LA CISL SCUOLA con Maddalena Gissi: «Dopo la decisione del Cdm, sono scattate tutte le azioni che dovrebbero garantire un rientro in presenza ma è solo una narrazione virtuale, spiacevole e incoerente. In migliaia di istituti ci sono elevati rischi di ripresa a singhiozzo, di attività didattiche per poche ore o solo per qualche classe. I dirigenti attiveranno comunque la dad per necessità. Restiamo in attesa di una convocazione urgente del ministero, non vorremmo leggere sull’ennesima circolare come si interpretano le norme».

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