Conte e Parolin sono legati, per ragioni e momenti diversi, a Villa Nazareth, il collegio universitario fondato dal cardinale Domenico Tardini, fucina di classe dirigente e cattedrale del cattolicesimo democratico. Parolin era assistente spirituale degli studenti. Conte da ragazzo ha frequentato Villa Nazareth, figura ancora nel comitato scientifico e lì ha costruito un solido rapporto col cardinale Achille Silvestrini, scomparso l’agosto scorso, proprio durante la caduta del governo gialloverde e le faticose trattative per quello giallorosa. Al funerale di Silvestrini, il giorno dopo aver ricevuto il mandato dal Quirinale per forgiare l’unione tra Cinque Stelle e Partito Democratico, papa Francesco ha saluto l’incaricato Conte e gli ha donato un rosario. Il governo gialloverde nacque con l’imperativo di difendere i confini nazionali, il governo giallorosa è nato con una preghiera che si recita in forma litanica. Nel periodo di massimo splendore dei gialloverdi e con i porti chiusi e poi aperti, già un anno fa, Conte fu ospite di Civiltà Cattolica per un convegno sul ruolo della Cina, dove né il mercato né i cattolici sono liberi. Fu un episodio, nient’altro. Il Vaticano guardava con ostentata diffidenza al governo e Conte accettò l’invito per ottemperare alla tradizione della rivista dei gesuiti che da sempre dialoga con le istituzioni, come accaduto in precedenza con Paolo Gentiloni.
Il ribaltone di agosto ha ribaltato pure la prospettiva di Conte, che ha parlato subito di un nuovo umanesimo, una sorta di “orizzonte ideale”, e farcito di intenzioni “verdi” le politiche di governo. E papa Francesco, per esempio, ha convocato un vertice mondiale a Roma – il 14 maggio – per un “patto educativo per un nuovo umanesimo”.
Una settimana fa, anzichè al prestigioso consesso economico di Davos, il premier era al salone papale del convento di Assisi per aderire al manifesto per l’ambiente assieme ai francescani, all’ex deputato Ermete Realacci (Fondazione Symbola), al dem David Sassoli (presidente del Parlamento europeo), al ministro Gaetano Manfredi (Università), a un po’ di aziende pubbliche con in testa l’ambizioso Francesco Starace (Enel). Assisi e l’ecologia, una sintesi di Laudato si’, l’enciclica di Bergoglio. Siccome la Lega è il partito più antico che siede in Parlamento, i dirigenti del Carroccio dall’alba di lunedì sono impegnati nell’analisi della sconfitta in Emilia-Romagna: il rodato sistema cattocomunista ha salvato il governatore Stefano Bonaccini, dicono. A pochi giorni dal voto, la Conferenza episcopale regionale e il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e pupillo di Francesco, sono intervenuti nella campagna elettorale con un messaggio esplicito: “La discriminazione di italiani o immigrati indebolisce il cammino e lo sviluppo”.
E come non ricordare il recente confronto in Senato tra il cardinale Gualtiero Bassetti, il capo dei vescovi italiani e il prefetto Luciana Lamorgese, ministro dell’Interno, un confronto con vocaboli differenti e un sentimento comune sull’esigenza di accogliere chi attraversa il Mediterraneo rischiando la vita e l’importanza di trasformare i migranti in cittadini attivi.
Salvini non è soltanto il politico che bacia il crocifisso e poi tiene in acqua i migranti, ma è il politico che ha sfidato Bergoglio e s’è rivolto spesso – vedi il cardinale Burke – ai critici più accesi del pontificato. I vescovi italiani hanno meditato mesi, e senza risultati eclatanti, sul tipo di offerta alternativa a Salvini da proporre alla società, sul modo per resuscitare i cattolici in politica, sui danni che il sovranismo può arrecare all’unità della Chiesa. Finché Salvini non si è estromesso da sé. E forse la Chiesa e Conte hanno trovato quello che cercavano.