La capitale balneare di Maria Luisa di Borbone

VIAREGGIO. LA STORIA DEL CENTRO VERSILIANO, FONDATO DUECENTO ANNI FA DALLA REGINA D’ETRURIA E LUOGO DI SOGGIORNO DI PAOLINA BONAPARTE, DOVE SI DIFFUSE LA MODA DEI BAGNI DI MARE E SI AVVICENDARONO I FASTI DEL LIBERTY, DI PUCCINI E DEL CINEMA

Il grande Palazzo delle Muse situato proprio nel centro di Viareggio, che ospita collezioni di notevole interesse, varrebbe da solo una visita per la straordinaria raccolta di capolavori, tra cui alcuni impressionanti dipinti monumentali di un pittore locale, ormai consacrato a livello internazionale, come Lorenzo Viani. Ma ora una puntata si fa d’obbligo anche per la presenza di una mostra singolare e fortemente voluta dall’ amministrazione viareggina, che non è tanto la celebrazione ma la documentatissima e avvincente narrazione di duecento anni di storia della città, intendendo risalire al 1820, quando una sovrana dalla vita travagliata come un romanzo d’appendice, Maria Luisa di Borbone (Infanta di Spagna, poi Regina di Etruria in epoca napoleonica e infine Duchessa di Lucca negli anni, forse per lei più felici della Restaurazione) diede a un insieme urbanistico ancora in espansione lo statuto di città, segnandone per sempre il destino che ne farà qualcosa di unico nel panorama non solo della Toscana, ma delle città italiane che prendono vita dal mare.

A ridosso di questa “fondazione” ritroviamo due avvenimenti, rievocati in mostra e dettagliatamente ricostruiti nel catalogo, che sembrano segnare il futuro di Viareggio e contribuiscono in qualche modo a farla entrare nella leggenda.

Il primo riguarda il grande poeta romantico inglese Percy Bysshe Shelley. Naufragato l’8 luglio del 1822, mentre era in rotta verso Lerici sulla sua goletta dal nome shakespeariano Ariel, il suo corpo venne ritrovato dieci giorni dopo sulla spiaggia dove venne arso il 15 agosto alla presenza di Byron con una cerimonia privatissima che però rimase scolpita nella memoria collettiva. Il secondo coinvolge un’altra celebrità, questa volta una regina della mondanità che allora era considerata la donna più bella del mondo, Paolina Bonaparte in seconde nozze principessa Borghese. A distanza di un anno dalla morte di Shelley si fece costruire una villa, terminata nel 1825, incantevole anche perché allora proiettata su quella spiaggia fatale. Anche adesso si trova significativamente nella piazza dedicata al poeta inglese dove sorge il monumento a lui dedicato.

Come la villa della carismatica sorella di Napoleone anche il successivo sviluppo urbanistico di Viareggio – che inseguì molto presto e continuò ad incrementare la sua vocazione di città balneare – è tutto proteso verso il mare come se la città sorgesse dalle acque. La pratica dei bagni di mare, qui precocemente iniziata nel primo Ottocento, vide la nascita dei primi stabilimenti dalla configurazione molto particolare che la mostra e il catalogo seguono nella loro evoluzione, per poi approfondire nel corso dei due secoli le continue trasformazioni urbanistiche e del territorio.

Oltre a quella dei famosi bagni viene infatti documentata negli anni la storia degli edifici tipici di una città votata alla vacanza e allo svago, dalle dimore residenziali, ai grandi alberghi, ai caffè e i negozi, ai teatri e alle sale cinematografiche. Ogni epoca ha naturalmente lasciato una traccia diversa, ma poi ricondotta come a un clima comune che fa ancora di questo luogo – nonostante i gravi danneggiamenti dell’ultima guerra e il degrado di una più vicina decadenza – uno dei paesaggi urbani più interessanti al mondo.

Questa unicità è stata ricostruita molto bene grazie alla varietà e alla rarità dei materiali, dipinti, bellissimi modelli di edifici, progetti, mappe, disegni, fotografie sapientemente selezionati per la mostra e studiati in un catalogo che, per la quantità e la qualità dei contributi, è destinato a diventare un punto di riferimento fondamentale. Sicuramente la stagione più alta, e quella di cui rimane ancora oggi una traccia più estesa e profonda, è stata quella del Liberty che proprio in questo luogo sembra non voler tramontare mai, protraendosi sino agli anni Venti e Trenta del Novecento. Un fenomeno di straordinario interesse che nella mostra viene ben documentato.

Questo risultato non sarebbe stato raggiunto senza la passione e la conoscenza della curatrice Maria Adriana Giusti, da una vita impegnata, sin da quando lavorava in Sovrintendenza, nello studio e nella salvaguardia della sua amata città. Infatti questa rassegna è un vero e proprio atto d’ amore verso un luogo compreso non solo nella sua specificità di paesaggio naturale modificato dall’ uomo e di paesaggio urbano, ma anche nella sua singolarità per così dire antropologica. La vita balneare è infatti rievocata, attraverso una serie di testimonianze pittoriche e fotografiche di grande interesse, nella sua evoluzione che riguarda le modalità della balneazione, le occasioni di ritrovo che hanno visto una vivace vita teatrale spesso all’ insegna di genius loci come il grande Puccini che qui ha realizzato alcune delle sue opere più belle come Turandot. Ma Viareggio è evocata anche come città del cinema, che ha dato protagonisti come Mario Monicelli e Stefania Sandrelli, o è stato il set di film memorabili come Una vita difficile di Dino Risi con un indimenticabile Alberto Sordi.

 

 

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