La battaglia che cambiò la storia della Toscana.

FABIO GALATI
Famosa, quasi proverbiale, grazie anche al verso di Dante (“fece l’Arbia colorata in rosso”). Eppure della battaglia di Montaperti ignoriamo ancora molto. Per esempio, il vero luogo dove si svolse. Forse non proprio a Montaperti, una decina di chilometri da Siena, ma un poco più in là, alla Pievasciata. Ce lo spiega Duccio Balestracci, docente all’università senese, che al più noto scontro tra città toscane ha dedicato un libro edito da Laterza. Sono spariti i documenti senesi sulla preparazione al conflitto, ed esempio. Ma se è vero che molti particolari ci rimangono oscuri, molti altri li conosciamo. E Balestracci li mette insieme, li annoda in un filo unico, che integra pescando tra mille fonti i passaggi non documentati direttamente. Poi allarga lentamente l’obiettivo. È il 1260, ma pare di stare in un film. Dalla lista delle multe comminate alle parrocchie fiorentine nel caso non avessero fornito gli armati richiesti si arriva fino alle complesse strategie politiche e economiche che stavano alla base della guerra tra Firenze e Siena, ma anche del confronto tra Manfredi e Corradino, fino al ruolo del Papato e a quello degli Angiò.
Guelfi e ghibellini, certo. C’è la storia delle due fazioni a fare da nervatura al saggio del docente senese, ovviamente. Ma è lo stesso Balestracci ad avvisarci: i due termini ai tempi di Montaperti non avevano quel contenuto politico e iodeale che finirono per assumere nei secoli successivi. Le appartenenze all’interno delle città toscane e nelle alleanze che queste ultime stringevano e scioglievano avevano contorni meno netti del semplice schieramento col Papato o con l’Impero.
Il libro indica chiaramente la battaglia di Montaperti come un punto di svolta, che segnò pesantemente la vita politica e economica della Toscana nei decenni successivi. Una vittoria, quella dei senesi, che gettò in crisi Firenze, tanto da spostare gli equilibri interni alla città e a far cadere il regime guelfo a favore dei ghibellini. Che però vissero un fugace successo, lungo appena sei anni.
Ma è leggendo la complessa rete di alleanze di Pisa e Siena contro Firenze, che il libro offre gli spaccati più interessanti. Basti pensare alle pressioni continue per spostare l’adesione dei signori di Maremma dall’uno all’altro schieramento. E ai continui sforzi e scorrerie per colpire e devastare i castelli che appoggiavano l’una o l’altra rivale. Infatti lo scontro di Montaperti nasce dall’esigenza dei fiorentini di portare rifornimernti a Montalcino colpita dai senesi. Tutta da leggere anche la parte che riguarda i prigionieri di guerra, la loro spartizione tra i vincitori e il valore in denaro che veniva assegnato a ciascuno, contando poi sui congrui riscatti. Che qualcuno pagava col proprio lavoro. È così che la basilica di S.Maria dei Servi a Siena potè fregiarsi da allora della tavola la Madonna del bordone, dipinta da Coppo di Marcovaldo per guadagnarsi la libertà.
Fonte: La Repubblica, www.repubblica.it/