ROMA – Il ‘campo largo’ del Centrosinistra immaginato dal segretario Enrico Letta al momento si è trasformato in ring dove tutti si menano. Non solo, l’alleanza strategica col M5S di Giuseppe Conte, presidente azzoppato dalla sospensiva del Tribunale di Napoli, cui Letta ogni volta che può fa riferimento, rischia di schiantarsi se non è già naufragata.
Intanto le altre forze del ‘campo largo’, Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi, non passa giorno che non si lancino accuse e parolacce trovandosi uniti solo nel mandare a quel paese proprio i ‘grillini’ di Conte. Bisogna ripeterlo, ormai siamo in campagna elettorale e i leader di partito puntano a capitalizzare il bottino elettorale più che gli interessi del Paese.
In mezzo sta il premier, Mario Draghi, che deve tenere a bada la maggioranza dei scapestrati. Non solo, non fa in tempo a togliersi l’elmetto annunciando che il 31 marzo finirà lo stato d’emergenza covid che subito deve rimetterselo perché è scattata l’emergenza guerra in Ucraina e sanzioni alla Russia di Putin. Non solo, sotto traccia qualcuno comincia a sospettare che ci sia un filo di collegamento tra l’azione di lavoro ai fianchi del Governo messa in atto dalla Lega di Matteo Salvini con l’irritazione quotidiana messa in mostra dal Conte ‘grillino’.
Tornando al ‘vaffa’ di Conte al ‘campo largo’, ultima scintilla è arrivata ieri al Senato con il voto sul caso Open di Matteo Renzi: Dem a favore del senatore fiorentino e ‘grillini’ contrari. Oggi invece abbiamo assistito al fastidio verbal-facciale di Conte interpellato dai giornalisti proprio sull’alleanza col Pd: “Chi vuole lavorare con noi faccia chiarezza”, dice il leader del M5S, che poi attacca: “Possiamo parlare di tutte le formule astratte che volete, di campo largo? Ma cosa significa, è per me una formula astratta. Se si traduce in politiche per i cittadini annacquate io in questo campo largo non ci entro. Voglio sapere se l’etica pubblica interessa o meno, il contrasto dei privilegi interessa o no? I politici hanno dei percorsi preferenziali e sollevano un conflitto di attribuzione e dicono che i pm hanno violato la costituzione? Questo non ci interessa se questo è il campo largo non ci interessa”.
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E a chi senza pietà segnala l’isolamento e lo sprofondamento del M5S, Conte non ci sta e spara ad alzo zero: “Siamo isolati se diciamo – come abbiamo fatto ieri in Aula sul caso Open-Renzi – che i politici devono difendersi nei processi e non dai processi? Siamo isolati se vogliamo approvare subito il salario minimo per alzare gli stipendi da fame, combattendo precarietà e paghe da 3 o 4 euro l’ora? Se questa determinazione significa ‘isolamento’ allora ne vado fiero. Ma in realtà io non credo proprio che ci ritroveremo isolati, perché avremo sempre il Paese al nostro fianco”.
Per finire con un vero e proprio inno giustizialista: “L’agenda politica di ieri, quella di oggi e quella di domani pone sempre il grande problema del vuoto, del silenzio della politica sui temi di etica pubblica e di giustizia sociale. Il Movimento è nato per colmare questo vuoto e continuerà ad esserci per assolvere a questa missione. Con forza, con coraggio, con ostinazione”. E nel Pd è sceso il gelo, che si cerca di stemperare con l’appello a sostenere il Governo Draghi. Ma più prima che poi bisognerà rispondere. Uno scontro che ha dell’incredibile se si mette a confronto con la mossa decisa dal sindaco Dem di Roma, Roberto Gualtieri, che si è speso per assegnare la presidenza della Commissione Expo 2030 alla ‘grillina’ Virginia Raggi da lui spodestata in Campidoglio. Un ramoscello d’ulivo che ora rischia di trasformarsi in un nuovo problema.